Lucciole, G-PG, Twincest not releated, under age

Lucciole

Ero seduto sui gradini delle scale di casa mia, come ogni sera da ormai una settimana. Erano le sette di sera ed attendevo che la macchina dei miei zii parcheggiasse nel nostro vialetto. Adoravo quando venivano a trovarci perché c’era sempre qualcosa di nuovo che io e mio cugino Tom facevamo. Anche se le cose che più preferivo, erano le lunghissime scampagnate con la bicicletta o meglio ancora, quando rincorrevamo le galline nella fattoria della signore Diggles.
Avevamo la stessa età, 14 anni appena fatti. Ma la cosa più strana, era che li compivamo lo stesso giorno. Forse era proprio questo che ci rendeva così uniti e così inseparabili. Però c’era una cosa che odiavo di Tom…solo una. Era dannatamente bello e proprio a causa di questo, nella mia mente si stava creando un gran caos. Tante volte provai a far capire a me stesso che quello che stavo facendo era qualcosa di sbagliato, ma senza alcun risultato. Quel giorno arrivarono con un quarto d’ora di ritardo, infatti pensai che non sarebbero più venuti, ma non appena vidi il grande suv grigio, scattai in piedi e cominciai a battere le mani come uno scemo e a sorridere senza alcun motivo. Qualche altra manovra e lo zio parcheggiò la macchina. Uscirono prima i miei zii e non appena vidi la portella posteriore aprirsi, il mio cuore perse un battito e lo stomaco fece una capriola. Si mise a correre verso di me, seppure impossibilitato per via dei suoi jeans extra large. Non appena mi raggiunse, mi abbracciò forte.
- Bill!! -
Urlò prima di stritolarmi fra le sue braccia. Quanto alle mie, erano fisse lungo i miei fianchi, impossibilitate a muoversi.
- Dove sono mamma e papà? -
- Sono in camera da letto. Sono ancora ammalati. -
La zia non disse nient’altro, mi dette un bacio sulla fronte ed entrò in casa, lasciando me e Tom da soli.
- Sai dove ti porto oggi Bill? -
Disse poi mollando la presa.
- No. Dove? -
- Al lago. Ho intenzione di fare una cosa nuova. -
Io non risposi per qualche secondo.
- Mmh. Al lago? È abbastanza lontano non trovi? Io preferirei rincorrere le galline della signora Diggles. -
Dissi poi ridacchiando.
- Maddai Bill. È ora di cambiare un po’. -
- Si, ma è divertente comunque. E poi il lago è lontano. Guarda è già il crepuscolo. -
Dissi indicando il cielo, non ottenendo alcuna risposta, per questo mi sentii soddisfatto.
- Guarda Bill che il lago dalla fattoria dista 200 metri se non di meno. Quindi non mi venire a dire che è lontano. -
Concluse poi spiazzandomi nettamente. Sapevo benissimo che distava poco più di cento metri, ma la sola idea di restare solo con lui, al lago d’altronde, mi provocava una serie di scariche elettriche che mi percorrevano tutta la spina dorsale. Anche se non era la prima volta che io e Tom restavamo da soli, ma questa volta era una cosa del tutto differente. Ma ormai non avevo altra scelta.
- Cosa c’è cugino. Ti ho lasciato senza parole? -
Disse ironicamente, io lo fulminai con lo sguardo riducendo gli occhi e la bocca a due piccole fessure.
- Andiamo a prendere le bici, prima che cambi idea. -
Dissi poi dirigendomi verso la rimessa dove tenevo le biciclette.
- Oh merda. -
Disse Tom, tirandosi uno schiaffo sulla fronte.
- Cosa c’è? -
- Ho dimenticato la mia bicicletta. -
Io spalancai gli occhi.
- Oh no! Io su quella di mio fratello non ci vado. Non ci arrivo ai pedali e poi mi faccio male il coso. Prendila tu. -
- Pure io mi faccio male. -
- Si, ma tu sei più alto di me. -
Dissi aprendo la saracinesca e gettando la mano contro il muro in cerca dell’interruttore.
- Pochi centimetri non fanno nulla. -
Continuò poi.
- Fidati Tom, fanno eccome. -
Sorrisi poi, trovando finalmente l’interruttore. Ma non appena la luce illuminò il garage, notai che mancava qualcosa.
- Bene, manca pure la bici di mio fratello. -
Dissi sbattendo le mani sulle cosce, fingendomi dispiaciuto.
- Ma questa è sfiga. Porca miseria però. -
Tom sbuffò pesantemente e si allontanò dalla rimessa, cominciando a scalciare i sassolini. Da una parte però mi sentivo in colpa e dispiaciuto. Non volevo che Tom fosse triste. Così aspettai un’illuminazione divina.
- Ho travato! -
Dissi poi urlando. Facendo sobbalzare Tom. Se fossi stato un personaggio dei miei fumetti, di sicuro una lampadina si sarebbe accesa sulla mia testa.
- Sono uno stupido, mi ero dimenticato che la mia bici ha dei poggia piedi dietro. Magari e dico…magari tu pedali e io mi poggio a te. -
Non avrei mai pensato di dire così. Sentii il fuoco impossessarsi del mio corpo, per poi fuoriuscire dalle mie guance. Tom non rispose, restò a riflettere qualche secondo e non potei fare a meno di notare una cosa: come si stava mordendo in quel momento il suo labret.
“Come cazzo vorrei essere io a morderglielo…aspetta. Ma cosa dico?”
Pensai poi fra me e me. Non potevo aver pensato una cosa del genere. Eppure l’avevo fatto. Scossi rapidamente la testa per cacciare via quel pensiero, dopo di che attesi la risposta.
- Mmh. Ok. Ma aspetta che devo prendere il mio zaino. -
Disse poi dirigendosi verso la macchina.
- Ma cos’hai in quello zaino? -
Dissi poi, vedendolo indaffarato nel prenderlo. Fu una scena davvero ridicola. Lui era completamente di testa nella macchina e si vedeva solo il didietro messo a poppa.
- Uff. fa parte della mia sorpresa. -
Disse poi porgendomi lo zaino.
- Devi portarlo tu se vuoi reggerti a me non trovi? -

***

Erano dieci minuti che pedalava ed erano dieci minuti che io ero completamente avvinghiato a lui. Feci aderire perfettamente il mio petto con la sua schiena e il mio viso con l’incavo fra il collo e la spalla. Sentivo il suo profumo inebriare le mie narici, e cercai di vivere quel momento al meglio.
- Quanto manca ancora? -
Dissi sperando che mancasse un’eternità.
- Non molto…non preoccuparti, ora scendi. -
Disse continuando a pedalare, io avrei voluto dire che non sarei sceso né mo, né mai. Ma preferii stare zitto e godermi il momento finchè potevo.

***

Non appena fermò la bici, aprii di scatto gli occhi e mi staccai dalle sue braccia.
- Vieni Bill, ti do una mano a scendere. -
Disse mettendo entrambi i piedi per terra per equilibrare la bicicletta, per poi porgermi la mano e aiutarmi a scendere.
- Grazie. -
Dissi timidamente
- Allora…ora mi vuoi dire cos’hai intenzione di fare? -
Continuai, sedendomi sull’erba. Ascoltavo con attenzione il dolce rumore dello scorrere del lago, mi rilassava al massimo.
“Ripensandoci, non è stata poi così male come idea”
Pensai fra me e me. Girai lo sguardo dall’altra parte e notai Tom indaffarato a prendere qualcosa nello zaino che avevo appena poggiato a terra.
- Tadà!! -
Disse poi mostrandomi due grandi barattoli di vetro.
- E con quelli cosa vuoi fare? -
- Oddio Bill. Non mi dire che non sei mai andato a caccia di lucciole. -
Disse ironicamente. Io scossi ripetutamente la testa.
- Allora questa è la volta buona per insegnarti. -
- Ma io no ne sono capace. -
- Ci sono qui io per te. -

***

- Andiamo...vieni qui…piano…pianino…pianissimo…. -
Dissi avvicinando il barattolo lentamente vicino ad una lucciola.
- Presa!!! -
Dissi poi chiudendo rapidamente il barattolo, ma quando andai per controllare la mia preda, notai che era vuoto.
- O ma che palle. È forse la decima volta che catturo l’aria. -
Dissi arrabbiato, gettando a terra il barattolo e sedendomi pesantemente a terra.
- Maddai Bill, è pur sempre la prima volta. -
- Si, ma guarda te quante ne hai catturate. -
Misi le ginocchia al petto e me le strinsi fra le braccia. Tom posò il barattolo accanto a me dopo di che si sedette, avvolgendomi con un braccio.
- Non ti devi scoraggiare. Non era mica una gara…e poi…non ti ho portato al lago per catturare le lucciole. -
Non appena disse così, il mio cuore perse decisamente il suo battito regolare. Cominciai a sentire caldo, notevolmente caldo.
- Ah! -
Riuscì a dire a mala pena.
- Per..per cosa allora? -
Stentai poi. Lui non rispose, sorrise dolcemente dopo di che cominciò a farsi sempre più vicino al mio viso.
- Cosa vuoi fare Tom? -
Sussultai poi, rabbrividendo.
- Voglio baciarti…-
Non ebbi il tempo di dire niente, le mie labbra vennero racchiuse fra le sue, in un bacio leggerissimo. Poco dopo però, sentii la sua lingua aprirmi leggermente la bocca. A quel contatto, mi spaventai e mi tirai indietro.
- Cosa c’è? Non vuoi? -
Disse accarezzandomi i capelli.
- Io..io non ho mai baciato. -
Dissi imbarazzato, in quel momento avrei voluto sparire. Tom rise dolcemente, per poi avvolgermi il viso fra le mani.
- Tu devi solo seguire i miei movimenti. -
Non appena disse così, si rimpossessò delle mie labbra, ma questa volta non fu più un bacio timido e indifeso…per la prima volta, sentii il sapore di un bacio umido, molto umido, ma forse era il bacio più bello di tutta la mia vita.

***

Continuò a baciarmi a lungo. D’un tratto non mi sentii più la lingua e decisi di staccarmi.
- Oddio. Non avevo più fiato. -
Dissi boccheggiando. Tom sorrise.
- Per essere la prima volta, sai baciare molto bene. -
Disse poi avvolgendomi fra le sue braccia.
- Sai Tom…-
Cominciai, rannicchiandomi sul suo petto.
- Dovremmo venire più spesso a catturare le lucciole. -

Fine