Say Yes, Spin-off "From the Inside"

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fromTOKIOtoMARS
view post Posted on 28/3/2015, 02:29




Titolo: Say Yes
Autore: fromTOKIOtoMARS
Rating: PG13
Avvisi: AU, Twincest not Related, Spin-off
Genere: Romantico
Disclaimer: Tutto ciò che viene descritto è frutto della fantasia dell'autrice. I personaggi realmente esistenti non sono di mia proprietà. Questa storia viene pubblicata senza fini di lucro.

Dallas Commercial Photography



Bill adorava la neve. Avrebbe trascorso ore ad osservarne il movimento leggero, il posarsi delicato dei fiocchi sui cumuli bianchi.
Si strinse nel suo maglione di lana, il thè bollente abbandonato sul tavolo accanto.
Sentiva il picchiettare costante del compagno sulla tastiera del pc, un rumore che accompagnava la maggior parte delle loro serate, se non le trascorrevano a litigare.
Sospirò.
Tom lo aveva sentito anche le volte precedenti ma aveva deciso di non cedere. Sapeva a cosa sarebbero andati incontro se gli avesse dato corda, e non lo voleva. Era stanco di litigare con Bill, per un motivo così stupido poi!
E dire che era stato cautamente contento, quando Georg e Gustav gli avevano annunciato che si sarebbero sposati. Si era addirittura premurato di gestire l'organizzazione generale perchè la trovava una stronzata sì, ma era una stronzata per i suoi amici, quindi poteva passarci su.
Insomma, non lo riguardava direttamente. Non riguardava loro.
Ma Bill era cambiato. Impercettibilmente, poco alla volta l'idea si era insinuata nel suo cervello, logorandolo come un tarlo, tanto che quasi un anno dopo "l'evento del secolo" – come non faceva che ripetere Gustav - a volte gli sembrava di vivere con un'altra persona.
La cosa che continuava a stranirlo era che ne avevano pure parlato, all'inizio della loro relazione, convenendo entrambi che era una pagliacciata. Faticava a capire cosa fosse cambiato nel frattempo.
Si stava stancando di cercare di capirlo. E insieme alla stanchezza arrivavano i pensieri, e temeva che il passo da quelli all'azione sarebbe diventato sempre più breve.
Quasi non si accorse della figura del compagno in piedi di fronte a lui. Bill lo sovrastava con le braccia incrociate ed era teso, lo percepiva. Aveva imparato a conoscerlo così bene.
La mascella era contratta quando sollevò lo sguardo, venendo investito da quel mare di giada liquida che erano i suoi occhi.
- Dobbiamo parlare.- gli disse semplicemente e Tom capì. Posò con un gesto secco il portatile dalle sue gambe al tavolino di cristallo, inspirando profondamente.
- So che vuoi dirmi. Ti prego, non ricominciamo.-
Il biondo – dopo tanto tempo faticava ancora a vederlo con quella tinta - gli scoccò un'occhiata di fuoco. - Sai che non abbiamo mai cominciato, vero?-, e l'architetto si portò le mani alle tempie. Bill sapeva che si stava trattenendo, il suo corpo glielo stava urlando.
Perchè non riusciva a passarci su? Certe volte si odiava pure lui, ma ormai c'era troppo dentro.
- Non ce n'è motivo. No Bill, non ci sposeremo. Non è necessario.-
Le sue parole riuscivano sempre a ferirlo. Perchè, perchè?
Cercò di non mollare.
- Perchè sei così restio all'idea del matrimonio?- chiese, e Tom percepì la disperazione nel suo tono ma non poteva dargliela vinta. Non su quello, andava contro tutti i suoi principi.
- Perchè è una stronzata, Bill! Cristo, non so più come dirtelo. Stiamo insieme da anni e ci amiamo, un pezzo di carta non lo renderà più reale. Non importa a nessuno.-
Il compagno lo guardò con astio, i pugni stretti dolorosamente.
- Importa a me.-
- Non è un mio problema.-
Prima di rendersi effettivamente conto delle sue parole, Tom notò il silenzio. Di solito discussioni del genere andavano avanti ad oltranza, con il biondo che urlava, e lui che urlava più forte, e via così tutta la notte fino a che non crollavano entrambi esausti, uno tra le braccia dell'altro nonostante tutto.
Eppure, quando si accorse del suo sguardo, sentì qualcosa sgretolarsi dentro.
Aveva ferito il suo uomo.
Bill si strinse nel suo abbraccio imperfetto, abbassando la testa impotente ed esausto.
Con la coda dell'occhio vide Tom sollevarsi per avvicinarsi a lui, ma lo bloccò con un cenno tremante della mano.
- Bill, io...- - Lascia stare. 'Notte, Thomas.-
Tom osservò la figura del compagno sparire oltre le scale, e sussultò quando sentì la porta sbattere. Si portò entrambe le mani al viso, guardandosi attorno affranto.
Cosa gli stava succedendo?

Quando il biondo sentì la porta aprirsi forse era trascorsa un'ora, o un minuto, o tutta la notte...non sapeva dirlo.
L'unica cosa di cui era certo era il caos che albergava nel suo spirito.
E aveva pianto, era certo anche di quello.
Percepì il materasso abbassarsi sotto il peso dell'architetto, il fruscio delle lenzuola e il calore dell'altro che, maledizione, lo attirava sempre, come se lui fosse stato Icaro e Tom il suo sole. Si chiese se prima o poi le conseguenze sarebbero state le stesse.
L'uomo osò stringerlo in vita, esitante, e Bill non sfuggì al suo tocco. Come avrebbe potuto? Non ce l'avrebbe mai fatta, anche se in quel momento ce l'aveva a morte con lui. Gli strinse le mani portandosele al petto, sospirando un singhiozzo e Tom affondò il viso sul suo collo, baciandogli delicato la pelle esposta.
- Ti amo Bill. Lo sai, vero.- gli sussurrò all'orecchio addolorato, e il biondo sapeva che quello era il suo modo per scusarsi.
Ricordava ancora quando Thomas glielo aveva detto la prima volta. Stavano alle Maldive insieme a Georg e Gustav, una porzione di paradiso dalle bianche spiagge solo per loro.
Il sole era quasi tramontato ed erano immersi nelle acque cristalline tinte d'arancio. Aveva sorriso quando Tom lo aveva trascinato tra le sue braccia, gli altri lontani, distesi sul bagnasciuga uno accanto all'altro.
L'architetto gli aveva preso la mano, posandola sul suo petto. Il cuore sembrava battergli in sincrono con il suo, e allora aveva sollevato lo sguardo, trovando l'uomo a fissarlo con un'intensita tale che aveva percepito chiaramente le sue gambe diventare gelatina.
Tom allora si era avvicinato al suo orecchio, e lui aveva istintivamente chiuso gli occhi. - Senti l'effetto che mi fai?- gli aveva sussurrato piano e lui aveva sorriso emozionato. Stava per rispondergli, stava per dirgli che provava lo stesso ma l'uomo gli aveva portato un dito sulle labbra. Lo sguardo serio, il cuore sotto la sua mano che batteva all'impazzata. E lo aveva detto.
- Ti amo.-
Semplice, diretto come solo lui poteva essere, inaspettato come un temporale in piena estate.
La perfezione di quel momento era impressa nella sua mente come una fotografia, nonostante gli anni trascorsi. Ma ultimante se ne stavano sbiadendo i colori, e il calore di quelle parole non rimaneva che una sensazione lontanissima.

Era tardi quella sera, quando Tom rientrò in casa.
Aveva provato ad avvisare Bill più volte ma quello non gli aveva mai risposto. Aveva mandato anche diversi messaggi, conscio che almeno quelli sarebbero stati visti.
La casa era buia quando entrò. Si guardò confuso intorno, posando il cappotto sull'appendiabiti. Tirò fuori il cellulare, ma tutto taceva anche lì.
- Bill?- chiamò ad alta voce, sbottonandosi la giacca del completo mentre saliva piano le scale. Non ottenne alcuna risposta, e allora cercò di ricordarsi gli impegni del compagno.
La discussione della sera prima non faceva altro che ripresentarsi infame nella sua mente, ma quella mattina Bill sembrava tranquillo. Aveva il turno all'asilo, ma quando si erano salutati non aveva accennato a nessun altro appuntamento. Probabilmente stava con Ayelèn e annuì a quel pensiero, spogliandosi del tutto una volta in camera e dirigendosi al bagno. Tentò con un'altra chiamata ma il cellulare squillò a vuoto, quindi sollevò le spalle e si infilò sotto la doccia, restando sotto il getto di acqua calda per quelle che a lui sembrarono ore.
Ne uscì circondato da una nuvola di calore. Chiamò ancora Bill ad alta voce, quasi certo che ormai doveva essere tornato in casa.
Si accigliò quando non sentì alcuna risposta, di nuovo. Prese su il cellulare, scorrendo velocemente la rubrica. Quando sentì la voce squillante di Ayelèn si accorse di aver trattenuto il respiro. Si costrinse a ritrovare il controllo.
- Tom? Tutto ok?-
Avrebbe sorriso alla sua apprensione, se la situazione fosse stata diversa. Gli ormoni l'avevano completamente trasformata. - Ciao Ay, scusa il disturbo. C'è Bill lì con te?- chiese, sapendo che il suo tono l'avrebbe fatta preoccupare, qualora il compagno non fosse stato con lei.
- No, non lo sento da ieri. E' successo qualcosa?- c'era confusione nella sua voce, forse un po' di paura, e non poteva darle torto vista l'ora.
Il cuore gli tamburellò sordo nel petto.
- Nah, probabilmente non ha ancora finito con quell'appuntamento che aveva. Come non detto, ti ringrazio! Buonanotte.- si sbrigò a terminare, per non dare modo alla donna di indagare oltre.
Fissò stranito lo schermo e quasi si arrabbiò con la foto che ritraeva il compagno con Kyle in braccio.
Provò a chiamarlo di nuovo, ma dopo lunghi minuti la linea cascò.
Lanciò nervoso il cellulare sul letto, e un pensiero lo fulminò, facendolo sbiancare di colpo.
Se ne era andato.
Si diresse verso la cabina armadio, soppresso da quel senso di panico che sentiva dipanarsi nel suo petto. La mano tremò quando aprì le ante, ma poi sospirò di sollievo.
I suoi vestiti erano tutti lì.
Eppure sentiva che c'era qualcosa che non andava, tutto ciò non era normale. Si avvicinò al grande comodino aprendone il primo cassetto, e fu quando tirò fuori la biancheria intima che capì.
Le chiavi del suo vecchio appartamento.
Mancavano quelle maledettissime chiavi.
Si vestì velocemente, distratto, gli occhi che pizzicavano mentre si guardava intorno come un pazzo – cos'altro mancava?
Era intenzionato a raggiungerlo. Non poteva finire così!
Ma poi lo sentì, il rumore del chiavistello giù all'ingresso. La porta cigolante – avrebbero dovuto metterci dell'olio-, passi leggeri.
E poi: - Tom?-, e la sua voce gli sembrò la boccata d'aria necessaria per non affogare.
Scese le scale di corsa, i capelli bagnati, rischiando di cadere una volta o due, e quando lo vide in cucina intento a posare le buste della spesa lo abbracciò come se non lo vedesse da una vita, stringendolo a sé con impeto.
- Tom!- gracchiò spaventato il biondo, girandosi nell'abbraccio dell'uomo. - Cosa...- il suo bacio disperato bloccò la domanda sul nascere. Tom scuoteva la testa e continuava a baciarlo, le mani calde attorno al suo viso, nei suoi capelli, sul suo collo.
Lo trascinò di forza contro l'isola, afferrandolo per il sedere. Bill ridacchiò aggrappandosi a lui, inspirando a pieni polmoni il suo profumo di shampoo alle more e bagnoschiuma.
- Mi hai fatto spaventare, Bill.- biascicò Tom sulle sue labbra, il cuore che non aveva smesso di battere all'impazzata. Reazione esagerata? Se ne fregava. Il sorriso del biondo si incrinò appena, colpevole, la fronte poggiata nell'incavo del collo dell'architetto, le mani sui suoi pantaloni frenetiche.
- Non mi lasciare.- sussurrò Tom al suo orecchio, le mani sotto la maglietta, pelle gelida contro le sue dita. Il maestro sgranò gli occhi, scuotendo la testa.
- Non lasciarmi.- continuò ancora l'uomo come una nenia, baciandolo sulle labbra, sul petto ora nudo, sulla mascella. Bill circondò la sua testa con le braccia, sussurrando "mai, mai, mai", posando baci leggeri tra i capelli, sulla fronte, sul neo sulla guancia.
I pantaloni giù, e Tom lo prese lì con violenza, con passione, con disperazione e Bill lo accolse senza storie, gemendo sulle sue labbra, mordendole, assaporandole.
Solo in quel momento l'architetto si rilassò, sentendosi in pace come il cuore del compagno contro il suo, le sue unghie sulla sua schiena, respiro contro respiro.
E capì cosa doveva fare.

- Spero che tu l'abbia disinfettato, questo posto.- borbottò Georg entrando in cucina, seguito da Ayelèn.
Bill scosse la testa, guardando in cagnesco l'amica. Doveva ricordarsi di non raccontarle più nulla, visto il suo rapporto quasi morboso con le due checche. Quella sollevò le spalle come a volersi giustificare, sedendosi poi accanto all'amico.
- Quindi è tutto a posto, ora?- chiese apprensiva, una mano sul pancione. La telefonata di Tom qualche giorno prima l'aveva spaventata, e nella sua situazione avrebbe dovuto evitare lo stress il più possibile. Griffin le aveva suggerito più volte di spegnere il cellulare almeno la sera, ma non avrebbe mai potuto farlo – gli scoop più succulenti nello scintillante mondo gay dei suoi amici arrivavano la notte.
Bill le sorrise. - Certo che va tutto bene. Perchè pensate sempre che ci sia qualcosa che non vada?-
Georg prese un'arancia dal cestino della frutta, rigirandosela tra le mani con fare contemplativo. - Perchè stai con Tom. E sei sparito tutto il giorno.- - Senza farti sentire.- aggiunse la donna, rubando il frutto dalle mani dell'amico e sbucciandolo con furia. - Non è mai successo, e ne avete avute di brutte litigate.-
Il maestro li fissò duramente, odiando il loro intuito.
Quel giorno era uscito intenzionato a non tornare a casa. Le parole di Tom lo avevano colpito profondamente, facendogli ripensare alla loro relazione. Avrebbe avuto senso continuare un rapporto dove le sue idee, i suoi desideri erano considerati meno di zero?
Non avere una risposta lo aveva turbato, e al riparo nel suo vecchio appartamento dopo una lunga giornata di lavoro si era ritrovato a pensare a tutto.
Voleva lasciare Tom?
No. Di quello ne era abbastanza certo, ma aveva bisogno di tempo, e il cellulare che continuava a suonare ogni ora non lo stava aiutando.
O forse sì. Aveva bisogno di capire. Perchè l'idea del matrimonio stava mettendo in dubbio la relazione più importante della sua vita? I suoi sentimenti valevano così poco?
Assolutamente no. Dio solo sapeva quanto tenesse all'architetto, e a quello che avevano costruito fino a quel momento.
Allora cosa desiderava di più, un bel matrimonio o passare il resto della sua vita con Thomas?
La risposta era arrivata quando fuori era già buio.
Tom.
Solo Tom, per sempre lui. Che si fossero sposati o meno non avrebbe avuto importanza, purchè insieme.
Era con quella ritrovata consapevolezza che era tornato a casa, intenzionato ad aprire e chiudere il discorso una volta per tutte, ma la disperazione del suo compagno lo aveva destabilizzato.
Come aveva potuto avere davvero dubbi?
- E' passato, ormai. Non potrebbe andare meglio di così.-
La sicurezza nel tono di Bill fece sorridere i due amici, che si scambiarono un'occhiata complice.
- E per la questione del matrimonio?-
Il biondo scosse le spalle, prendendo lo spicchio d'arancia che gli stava offrendo Ayelèn.
- E' passato anche quello. Stiamo meglio senza.-
Il bambino nella pancia della donna scalciò, e lei fece una smorfia.
Entrambi convenivano che era una stupidaggine.

Quella sera Tom lo aveva chiamato, facendogli sapere che avrebbe fatto tardi. "Non aspettarmi alzato", di nuovo, e Bill aveva cominciato a preoccuparsi: ormai il compagno non era più un ragazzino, come poteva essere certo che quegli orari gli avrebbero fatto bene?
Si prospettava l'ennesima serata all'insegna di cibo spazzatura e serie tv, per questo si era stupito quando, suonato alla porta, si era ritrovato di fronte Ayelèn vestita di tutto punto e con un enorme sorriso sul volto.
- A cosa devo il piacere?- chiese confuso, lasciandola entrare.
Quella aveva sgranato appena gli occhi, prima di dargli una pacca ben assestata dietro la nuca. - Come puoi essertene dimenticato? E' la prima della mia mostra!-
Bill sentì le braccia cadergli, sgomento. La mostra?
- Ma non è la settimana prossima?- domandò agitato e Ayelèn scosse teatralmente la testa. - E ti reputi mio amico?- poi, rivolgendosi al pancione, - Tranquilla nocciolina, non ti lasceremo mai dallo zio Bibi.-
Il biondo sbuffò. Era certo che la mostra sarebbe stata la settimana dopo. Ne avevano parlato con Thomas giusto il giorno prima! Non potevano essersi sbagliati così clamorosamente.
- Sei certa che non ti stia sbagliando? Sai, magari gli ormoni ti confondono...- ma la sua voce scemò non appena incrociò lo sguardo furente della donna. - D'accordo, vado a cambiarmi. C'è della pizza in cucina, se vuoi.-
Ayelèn annuì, una mano sulla pancia. - Devi essere elegante, Bill. Davvero elegante. Potresti pentirtene, altrimenti.-
Al maestro tutta quella situazione continuava a non convincerlo. Salendo le scale digitò perplesso il numero del compagno sul cellulare.
- Tomi, probabilmente sto invecchiando sul serio.- disse, quando terminò il messaggio di segreteria dell'architetto. - Sto andando con Ay alla sua mostra, a quanto pare l'inaugurazione è stasera. Non so che ora faccio, in caso ci vediamo lì? Non abbandonarmi in questo momento di crisi.-

- Io davvero non capisco!- sbuffò per l'ennesima volta la donna, le braccia incrociate.
Bill stava cercando di seguire le indicazioni del navigatore, mentre con un dito allentava il nodo alla cravatta.
Si voltò brevemente verso l'amica, per poi tornare a concentrarsi sulla strada. - Cosa ho fatto?-
- La barba, dannazione! Non potevi farti la barba?-
L'uomo sollevò gli occhi al cielo. - Quell'ovetto avrà un sacco di problemi quando nascerà.-
Ayelèn gli diede una botta al braccio, rischiando di farlo andare fuori strada. - La nocciolina crescerà benissimo!-
- Si può sapere cosa ti cambia se mi sono fatto la barba o meno? E' la tua serata, sembri un transatlantico con un vestito elegante, sarò l'ultima persona che guarderanno.-
L'amica gonfiò le guance offesa.
- Ci saranno i giornalisti, Bill. E i fotografi!-
- E allora?- commentò esausto il biondo. - Sto bene con la barba. Piace pure a Tom, dice che sono più sexy.-
Ayelèn scosse la testa, non potendo evitare di sorridere.
Calò il silenzio, rotto solo dalla musica proveniente dalla radio che riempiva l'abitacolo. La strada scorreva veloce fuori i finestrini, la donna che canticchiava a bassa voce il testo di una canzone che riconobbe, accarezzando delicata il pancione.
- Sei agitata?- le chiese Bill dopo un po', e lei lo guardò stranita. - Per cosa?-
- Non lo so, per tutto? Per stasera, per come sarà la vostra vita quando nascerà il bambino...-
Ayelèn sorrise. - E' naturale che io sia agitata. Mi ci vedi come madre? Ma non ho paura. C'è Griffin al mio fianco, ci siete voi. Ci sei tu. Andrà tutto magnificamente.-
Bill le poggiò una mano sulla pancia, e sentì del movimento. Fu una cosa leggera, ma non potè fare a meno di sorridere emozionato.
- Kyle non vede l'ora che nasca, dice che è come se fosse il suo fratellone. Non fa che parlare di quello che faranno insieme quando nascerà.-, e si avvicinò al pancione, senza staccare gli occhi dalla strada. - Sarai tanto amato, scricciolo. Zio Bill e zio Tom aiuteranno i tuoi genitori a prendersi cura di te.-
Ora, Ayelèn non sapeva se era per gli ormoni o per il momento toccante, o per il pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco, ma scoppiò a piangere. Bill la fissò preoccupato e lei scosse la testa, cercando di rassicurarlo tra le lacrime. - E' che sono così felice!- poi, tirando su sgraziatamente con il naso, - Comunque con quella barba non ti si può vedere.-

- Sicura che sia questo il posto?- chiese ancora Bill, guardandosi intorno perplesso, la stupidissima cravatta abbandonata sui sedili posteriori.
Non si aspettava una chiesa diroccata e si augurava sconsacrata come location della mostra. Non era neanche certo che l'amica glielo avesse accennato, cosa che invece lei continuava a sostenere fermamente.
- E' perfetto!- ripetè Ayelèn, lo stesso entusiasmo di chi riceve un regalo desiderato da tempo.
C'erano già delle macchine, cosa che in parte rincuorò Bill. Stava per seguire il percorso indicato da lumini posizionati a terra quando si sentì trascinare da una forza che non si aspettava dall'amica.
- Quello è l'ingresso per gli ospiti! Vieni qui!-, e a niente valsero i suoi deboli "ma io sono un ospite!" nella sua direzione.
Entrarono in una saletta laterale buia e angusta. Vi si respirava aria viziata all'interno, e il senso di oppressione di quelle quattro mura in pietra non lo abbandonarono neanche quando Ayelèn accese le luci.
Sentiva del brusio concitato dalla sala principale, segno che chi c'era stava apprezzando le opere esposte. Si voltò orgoglioso verso la donna, che trovò a fissarlo con occhi lucidi.
- Ayelèn, che succede?- domandò preoccupato ma quella scosse la testa con un sorriso, il suo bel viso paffuto luminoso.
- Congratulazioni, Bill.- gli disse con voce rotta, una mano delicata sulla sua spalla e Bill la guardò smarrito, il cuore che cominciò a battergli sordo nel petto.
La donna lo prese per mano e aprì la porta, e il biondo fu investito da luce accecante che gli fece chiudere prontamente gli occhi, le sue dita strette in quelle dell'amica.
Quando provò ad aprirli, corrugò la fronte. Poi la distese, spalancando la bocca. Sbattè più volte le palpebre, convinto di aver visto male, ma la scena di fronte a lui non cambiò.
E gli occhi gli si riempirono di lacrime, la mano libera sulla bocca, il cuore impazzito.
La sala, non molto grande, era decorata finemente. Quello che lo colpì per primo fu il fresco odore di fiori: lillà, fresie, rose. Da composizioni eleganti partivano nastri di tulle, tutto color panna; raso bianco copriva le poche panche di legno scuro che erano già occupate, ma Bill non stava già più guardando quello. Non notò Georg e Gustav in lacrime, nè Nathalie. Non si accorse di sua madre emozionata in prima fila, né di Kyle che le stringeva la mano. Quasi si aggrappò al braccio di Ayelèn mentre lo sguardo dal tappeto bianco saliva su, su fino ad una sorta di arco di rose bianche e rosse e lì si bloccò. Si ritrovò paralizzato, quasi incapace a respirare.
Tom era lì come una visione, le mani incrociate, lo sguardo fisso su di lui e il sorriso più bello che gli avesse mai visto. Sembrava risplendere nel suo completo elegante, i capelli legati in una morbida coda, gli occhi lucidi.
Gli occhi lucidi.
Quasi trascinò l'amica, per raggiungerlo. Neanche si accorse che stavano seguendo la musica – cos'era?
Quando si ritrovò finalmente di fronte a lui, tremava. Tom gli prese le mani, e il calore del suo tocco sembrò cullarlo.
Sbattè le palpebre in modo da scacciare le lacrime ma quelle rimanevano lì, bastarde. Si stupì di vederle anche nel compagno.
- Ciao.- gli disse lui dolcemente, e Bill sentì il ridacchiare degli ospiti, rumore a cui non aveva fatto più caso da quando era entrato nella sala.
La mano di Tom si staccò dalla sua e si posò sul suo viso ad asciugargli delicato le guance umide. Lui lo imitò.
- Cosa...cosa sta succedendo?- chiese con un filo di voce, temendo che se avesse alzato anche di poco il tono l'incantesimo si sarebbe spezzato.
Tom sorrise, il pollice leggero sulle sue labbra socchiuse. - Secondo te?-
E Bill boccheggiò, il cuore in panne. - M-ma tu...tu non credi nel matrimonio... Ne a-abbiamo parlato...-
Il compagno scosse la testa, facendo l'occhiolino all'ufficiale delle unioni civili che venne notato solo in quell'istante dal maestro.
- E' vero. Ma credo in noi, e so che non c'è niente che non farei per renderti felice.- disse commosso, richiamando poi con lo sguardo Kyle che li raggiunse con un cuscinetto in mano, che aveva legati due anelli in quello che sembrava oro bianco. Tom prese su la fede più piccola, e Bill represse un singhiozzo con entrambe le mani sulla bocca spalancata.
- Vuoi farmi l'onore di diventare mio marito, e rendermi l'uomo più felice sulla terra?- domandò con amore, un romanticismo tale da lasciare scioccata parte degli ospiti, mentre gli prendeva delicatamente la mano destra.
- Di di sì...- gli sussurrò, e sembrava quasi lo supplicasse. Bill scosse la testa. - Certo.- esalò, piangendo e sorridendo insieme. - Sì. Lo voglio, Tomi.-, la sensazione del freddo dell'anello una delle più incredibili del mondo.
Tom sospirò grato, una lacrima solitaria sulla guancia e quel sorriso mozzafiato ad illuminargli il volto.
A dispetto delle mani tremanti anche Bill prese su l'anello, infilandolo al dito del compagno. - Adesso e per sempre.-, e quasi si stupì di essere riuscito a formulare una frase di senso compiuto.
Fu tutto estremamente veloce, e alla fine quasi non si accorsero della voce del funzionario che li dichiarava ufficialmente marito e marito di fronte alla legge e al mondo, né dell'applauso degli ospiti, né dell'abbraccio di Kyle a tutti e due.
Si baciarono con trasporto, escludendo la sala, il tempo, la ragione. Le braccia di Bill attorno al collo di Tom, quelle di lui sulla sua vita, le fedi che brillavono sulle loro dita simbolo di una promessa che si sarebbero impegnati entrambi a rispettare.
E fu quando finalmente si staccarono senza fiato, le braccia del funzionario intorno alle spalle di entrambi, gli ultimi petali di rosa svolazzanti, che lo sentirono.
L'urlo di Ayelèn, e a seguire quello schifato di Gustav accanto a lei. E il lago sotto i piedi della donna, e il volto esanime di Griffin che fissava la compagna con sguardo perso.
Con gli occhi sgranati dal terrore Tom afferrò il braccio di Bill, che disgustato ed euforico allo stesso tempo si strinse a lui.
- Cristo, la nocciolina sta nascendo!-

FINE.



Note finali: Ce n'era bisogno? Probabilmente no. Il primo commento che ho avuto è stato "E' sdolcinata da far venire i brontolii di stomaco", ed è vero. Però questa OS è stata per me il punto fisso durante tutta la stesura di "From the Inside". Era così che l'ho pensata, è così che ho voluto scriverla. Forse nella mia testa tutto funzionava meglio, ma vabbè. Mi scuso se vi ha deluso. Se così fosse, fate finta che non esiste: il mondo di "From" finisce con la Long.
E' probabile che arrivi altro, chi lo sa? So solo che nonostante tutto - le carie, la resa indecente - sono orgogliosa di quello che ho scritto. Spero che un minimo lo siate anche voi.
A presto (forse ò.ò)

Edited by fromTOKIOtoMARS - 28/3/2015, 04:24
 
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Schuldig Innocence
view post Posted on 29/3/2015, 19:42




Vale, vale...Sai, quando si legge una storia che ci è piaciuta particolarmente, si tende sempre ad immaginare altro. Certo, nella propria testa il lettore può farsi tutti i film che crede, ma vuoi mettere leggere? Sono felice che tu l'abbia scritta, amo rivedere i personaggi, scoprire cosa succede. E' come se in qualche modo, finita la lettura non si lasciassero.Perciò ti ringrazio molto di avermi permesso di tenerli ancora con me. Sì, forse è più dolce rispetto alla long ma...In uno spin off trovo perfetto che sia così. Grazieee pupa. :)
 
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fromTOKIOtoMARS
view post Posted on 7/4/2015, 23:41




CITAZIONE (Schuldig Innocence @ 29/3/2015, 20:42) 
Vale, vale...Sai, quando si legge una storia che ci è piaciuta particolarmente, si tende sempre ad immaginare altro. Certo, nella propria testa il lettore può farsi tutti i film che crede, ma vuoi mettere leggere? Sono felice che tu l'abbia scritta, amo rivedere i personaggi, scoprire cosa succede. E' come se in qualche modo, finita la lettura non si lasciassero.Perciò ti ringrazio molto di avermi permesso di tenerli ancora con me. Sì, forse è più dolce rispetto alla long ma...In uno spin off trovo perfetto che sia così. Grazieee pupa. :)

Ma grazie a te e ai tuo commenti sempre così dolci. Ho avuto davvero molti dubbi, ma sono contenta che quello che ho scritto sia stato apprezzato.
A questo punto potrebbe esserci anche qualcos'altro in futuro, chi lo sa?
Grazie ancora <3
 
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2 replies since 28/3/2015, 02:29   153 views
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