Last Time

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»TomKaulitz«
view post Posted on 22/7/2013, 01:14




Titolo: Last Time.
Autore: »TomKaulitz«
Genere: Slash
Raiting: G
Avvisi: AU, Fluff, Romance, Twincest - Not Related
Main Pairing: Tom/Bill
Disclaimers: I personaggi realmente esistenti non mi appartengono, non li conosco e non conosco nessuno ad essi correlato. Non detengo diritti sulla loro immagine, che non intendo ledere, e tutto ciò che scrivo non è a scopo di lucro ma per puro divertimento. I fatti narrati sono solo frutto della mia fantasia.


Last Time



Bill inserì la chiave nella toppa della porta di ingresso e la girò un paio di volte, prima che questa si aprisse. Entrò nel piccolo appartamento ed accese le luci del salotto. Era tutto stranamente silenzioso e questo poteva considerarla una cosa più che strana.

Si fece un giro rapido della casa – nemmeno fosse una villa a quattro piani –e non trovò la sua coinquilina da nessuna parte. Ma quando tornò in salotto e vide Aisha uscire dal bagno – l’unico posto che non aveva controllato – con un asciugamano avvolto intorno al corpo, si prese un colpo. La ragazza si voltò verso di lui e gli si avvicinò per salutarlo.

“Bill! Pensavo tornassi più tardi.” Gli disse, posandogli un bacio sulla guancia.

“Non avevo voglia di uscire con Mark e gli altri. Sai come sono fatti... Finiscono nei locali e non ne escono fin quando non sono ubriachi fradici, quindi ho ben pensato di tornare a casa e guardare la tv. So già cosa si prova essere ubriaco e quali sono le conseguenze.”

Aisha sapeva benissimo a cosa stesse alludendo e non si trattava solo dell’alcool. Bill odiava parlarne, ma conoscendo la situazione che stava vivendo, non poteva farne a meno. Era passato un anno da quella sera in cui aveva bevuto come una spugna e la sua vita era stata completamente stravolta. In peggio.

***



Era il tre aprile e Bill si era lasciato da poco tempo. Il suo fidanzamento era durato tre anni, ma tutto era stato rovinato per colpa del tradimento da parte del suo fidanzato. Nonostante fossero passati due mesi da quel bruttissimo giorno, le sue ferite erano ancora aperte e sembravano non aver alcuna intenzione di cicatrizzarsi. Era ormai convinto che la sua vita fosse diventata un incubo e che non ci fosse niente per renderla vivibile.

Quindi aveva deciso che, per una sera, si sarebbe rinchiuso in un locale con i suoi amici e avrebbe bevuto fino a quando il suo corpo e la sua mente non avessero implorato pietà. Non ci aveva messo molto per ubriacarsi totalmente da non sapere nemmeno il suo nome. Si era buttato in pista e si era messo a ballare; nemmeno gli importava quanto potesse sembrare ridicolo. Quand’era tornato al bancone per ordinare un altro drink, un ragazzo gli si avvicinò e si sedette al suo fianco. Per quanto la sua mente e i suoi occhi fossero annebbiati dall’alcool, riusciva ancora a capire quando c’era qualcuno che lo fissava.

In fondo a lui cosa importava? Se si stava riducendo in quello stato pietoso, era solo grazie a Davis. Però era quasi sicuro che non ci sarebbe stata una seconda volta. Non era quel tipo di persona che per disperazione e per depressione, continuava a bere alcool come se questo potesse sistemare le cose. Avrebbe provato a rialzarsi e a ricominciare una nuova vita. Le sue ferite si sarebbero cicatrizzate col passare del tempo e avrebbe trovato sicuramente una persona migliore che lo avrebbe amato e non l’avrebbe tradito.

Più facile a dirsi che a farsi.

Lo sconosciuto si avvicinò al suo orecchio con il viso e gli sussurrò qualcosa che non comprese subito, quindi gli chiese cortesemente di ripetere – anche perché la musica non facilitava le cose.

“Cosa ci fa un ragazzo così bello come te in un locale tutto solo?” domandò il ragazzo con un piccolo sorriso ad increspare le sue labbra.

“Non vedi? Bevo e mi diverto,” gli rispose di rimando Bill, come se la cosa fosse piuttosto ovvia.

“Pensavo fossi in compagnia di qualcuno, ecco tutto”il ragazzo si allontanò dal suo orecchio e i suoi occhi si posarono di nuovo sul viso di Bill.

“Comunque...Io sono Tom. Tom Kaulitz,” si presentò porgendogli la mano in segno di educazione. Ma Bill era troppo ubriaco per capire esattamente cosa gli avesse detto e vedendoci sfocato, non comprese nemmeno il perché gli avesse allungato la mano. Quindi optò solo per dirgli il suo nome – almeno aveva capito che il ragazzo si era presentato – e appoggiò la testa contro il bancone. La testa gli martellava e strizzò gli occhi con la speranza che alleviasse un po’ il dolore. Non aveva la forza necessaria di alzarsi e anche se l’avesse fatto, era più che sicuro che sarebbe caduto a terra.

“’to male...” biascicò con un’espressione addolorata. Tom comprese e lo afferrò dalle braccia con gentilezza e lo fece alzare dallo sgabello per poi condurlo fuori dal locale. Una boccata d’aria avrebbe fatto sicuramente più che bene.

“Come ti senti?” chiese Tom, una volta che furono fuori. Bill si massaggiò la testa con una mano e aprì lentamente gli occhi, facendoli abituare al buio. Le orecchie gli fischiavano in maniera fastidiosa.

“Potrei stare decisamente meglio...” rispose l’altro in un sussurro.

“Andiamo a casa.” Asserì il ragazzo, mettendogli un braccio attorno alle sue spalle, in modo che Bill potesse reggersi su di lui così da non correre rischi di cadere. Raggiunsero la macchina e una volta saliti, il moro con un po’ di fatica diede le indicazioni a Tom. Quando arrivarono, Bill chiese a Tom di portarlo dentro casa e una volta che c’era gli propose di rimanere vista l’ora tarda. Tom esitò prima di accettare – non era proprio così che aveva immaginato che andasse la serata.

E fu proprio in quel momento che Bill tornò lucido per un momento e si rese conto della cazzata appena fatta. Aveva appena invitato uno sconosciuto a rimanere in casa sua – in quel periodo Aisha ancora non viveva con lui – e chissà cosa sarebbe stato in grado di fare. Tom avrebbe potuto approfittarsi di lui. Era indifeso e non aveva la forza per difendersi. Ma il ragazzo che s’era mostrato gentile poco prima, non aveva fatto nulla. Anzi. Si guardava intorno curioso, però... quando il suo sguardo si soffermò per l’ennesima volta su Bill. Qualcosa nel suo cervello si spense. Il moro, ai suoi occhi, risultava eccitante e sexy anche ridotto ad uno straccio e questo non faceva che alimentare le fantasie che vorticavano nella sua testa.

Bill d’altro canto aveva osservato – ignorando il dolore lancinante alla testa – con attenzione Tom e pensò proprio che era un gran bel ragazzo. Poteva quasi ritenersi fortunato. Mentre pensava, però, non si accorse che Tom s’era avvicinato e in un secondo dopo si ritrovò le sue labbra premute contro le proprie. Non sapeva bene cosa stesse succedendo, ma una cosa in quel momento per lui era più che certa: non voleva fermarsi. Le cose degenerarono; Bill non sapeva nemmeno come avesse fatto ad arrivare in camera da letto con Tom che divorava la sua bocca. Decise di spegnere la mente e di lasciare che le cose facessero il suo corso.

Ed è così che iniziò il suo incubo.


***



“Hai fatto bene, Bill.” Aisha interruppe il flusso dei suoi pensieri e gli sorrise dolcemente. “Pensi che ti chiamerà anche stasera?” domandò preoccupata.

“Spero di no. Ho davvero bisogno di riposo e lui non è di certo un aiuto.” Sospirò passandosi una mano sui capelli biondi, tinti da poco.

“Vai a riposare, se ti chiama non rispondergli.”

“Spero di crollare subito allora.” Bill accennò una risata e si incamminò verso la propria stanza, sotto lo sguardo attento della ragazza.

Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi, aspettando di addormentarsi. Si addormentò quasi subito, ma verso mezzanotte squillò il cellulare e Bill, mugugnando infastidito, si costrinse ad allungare la mano verso il comodino e ad acchiappare quel maledetto aggeggio.

“Pronto?”biascicò sbadigliando, provando ad aprire gli occhi per abituarsi al buio della stanza.

Ehi, dolcezza, ho bisogno di compagnia” rispose l’interlocutore.

Bill rabbrividì a quella voce e gli si accapponò la pelle. Non voleva passare un’altra notte in sua “dolce” compagnia, era troppo stanco anche solo per alzare un dito.

“No, per favore. Ho bisogno di riposare e...Cazzo! E’ mezzanotte!” imprecò, sperando che almeno questa volta lo accontentasse.

Ti prego, domani me ne vado. Non puoi stare con me per l’ultima volta?” chiese l’altro con un tono supplichevole dall’altro capo del telefono.

“Senti… Capisco le tue esigenze, ma anche l’ultima volta mi avevi giurato che saresti sparito!” Ribatté sbuffando.

Non ne poteva più di quella situazione. Si sentiva usato ed era stanco di essere trattato come un burattino. E oltretutto non faceva che maledirsi per avergli permesso di fare di lui ciò che voleva!

Era Bill Trümper, per la miseria! Era una persona, non una bambola di pezza! Aveva un cuore, aveva dei sentimenti!

È che sei come una droga… non posso fare a meno di te.

Bill sospirò esausto, poi aggiunse: “Ho bisogno di dormire, puoi venire qui e farmi compagnia. C’è Aisha che dorme, quindi qualunque cosa ti passi per la testa puoi tranquillamente scordartela.” Ci tenne a precisare con un tono che non ammetteva repliche.

Ci fu un attimo di silenzio e, dopo un “d’accordo” appena accennato, chiuse la comunicazione. Si sentì sollevato. Almeno per una notte si sarebbe veramente risposato.

Un paio di minuti dopo, suonarono alla porta, e andò ad aprire sforzandosi di non perdere l’equilibrio. Non fece nemmeno in tempo a girare la maniglia che si ritrovò le labbra del ragazzo contro le sue e la lingua che cercava di entrare nella sua bocca. Non si aspettava un bacio rovente come quello, quasi fosse un addio.

Gli mancò il respiro, così si staccò. Era stato il bacio più lungo che si fossero mai dati.

“Andiamo in camera, fai piano” Bill gli prese la mano e lo condusse nella sua stanza. Poi si avvicinò al letto e si buttò su di esso aspettando che lo raggiungesse.

“Perché non mi chiami mai per nome?” Gli chiese l’ospite prima di sdraiarsi, appoggiando un gomito sul cuscino e la testa sulla mano.

Bill non seppe cosa rispondere, così restò zitto. Si girò dall’altro lato e provò a fingere di dormire, sperando che percepisse la sua non-voglia di rispondergli.

Sussultò quando il braccio del ragazzo gli avvolse il fianco e lo strinse, facendo combaciare perfettamente i loro corpi. Già si pentiva di averlo invitato.

Prese un grosso respiro e si voltò a guardarlo negli occhi.

“Avanti, Bill. Dimmi perché non mi chiami per nome. In un anno che ci “frequentiamo” ho sentito il mio nome uscire dalla tua bocca solo la prima volta che ci siamo incontrati”

“Non ho motivo di chiamarti per nome. E, inoltre, visto che mi tratti come un giocattolo, il tuo nome è meglio che non lo sento.” disse acido.

L’altro si sentì preso in contro piede e non sapendo cosa rispondere, lo baciò, sicuro che si sarebbe calmato.

“Pronuncia il mio nome per l’ultima volta, Bill. Poi sparirò e non mi vedrai più.” Sussurrò sulle sue labbra guardandolo negli occhi. Bill si accorse che questa volta era sincero, non stava usando quella scusa per portarselo a letto un’altra volta. Non sapeva cosa fare. D’un tratto, la consapevolezza che non l’avrebbe più rivisto lo rattristò.

“Andrai via sul serio questa volta, Tom?” chiese con occhi lucidi e voce tremante, mordendosi il labbro inferiore.

Tom sussultò e annuì. Il suo nome assumeva tutto un altro significato pronunciato da quel ragazzo perfetto.

“Allora mi verrai a trovare ogni tanto?”

“È questo quello che vuoi, Bill? Vuoi ancora vedermi?”

Bill annuì e lo abbracciò seppur timidamente. Per quanto quel ragazzo l’avesse usato, non gli aveva mai fatto veramente del male. Tom lo strinse e nascose la testa nell’incavo del suo collo e inspirò il suo profumo, come a non volersene dimenticare più.

“Io... ci tengo a te, Bill. Non ti ho mai considerato un giocattolo.” ammise chiudendo gli occhi.

Bill si spostò leggermente, in modo che potesse vederlo in faccia. “Cosa?” domandò incredulo.

“Bill, il sesso era l’unica scusa che ero in grado di usare per poter stare con te. Non sono quel tipo di ragazzo che ti chiede di uscire come due fidanzatini” sussurrò quasi picchiandosi per quello che aveva detto. Di sicuro se si fosse comportato in modo diverso, Bill lo avrebbe apprezzato di più. Avrebbe apprezzato la sua compagnia e non avrebbe avuto bisogno di insistere per stare con lui.

Che idiota che sono!, pensò.

“Tu mi stai dicendo che il sesso era solo una scusa per stare con me? Dici sul serio?!”

Il biondino non riusciva davvero a crederci. Aveva passato un anno a scopare tutti i giorni – a volte arrivava a non riuscire più a camminare né a sedersi per il dolore che aveva al sedere – e a maledire quel ragazzo perché non faceva che sfruttarlo, e poi se ne usciva con queste cose?

“Si. Mi dispiace, avrei dovuto fare di meglio. Di certo non ti saresti sentito un giocattolo.”

“Questo sicuramente, Tom!” il ragazzo decise che adorava pronunciare il suo nome. “Hai proprio un modo strano per dimostrare le cose.”

Tom accennò una risata, sentendosi in imbarazzo e stupido .” Lo so, scusami. Davvero.” Gli prese una mano tra le sue e la strinse, facendo intrecciare le loro dita.

“Non so... Come posso sapere con certezza che tu mi stai dicendo la verità?”

“Non ne ho idea. Non ti dirò che voglio dimostrartelo, è troppo tardi per questo. Domani andrò via e...chissà quando ci rivedremo.”

“Già. Hai ragione.” Bill si incupì di nuovo e sospirò pesantemente.

“È meglio dormire adesso.” Annuì convinto delle sue stesse parole, anche se dentro di lui il suo cuore urlava di non interrompere la loro conversazione, perché c’erano tante altre cose che dovevano dirsi. Soprattutto che Tom doveva dire.

“Si.” Bill si sdraiò su di un lato, dandogli le spalle e chiuse gli occhi. Tutta quella situazione l’aveva scombussolato e non sapeva più cosa provava. Da una parte era contento che Tom se ne andasse, così almeno avrebbe smesso di tormentarlo...ma dopo quella confessione non era più sicuro che lo volesse.

Tom, d’altro canto, si mise nella stessa posizione dell’altro e continuò a maledirsi mentalmente. Forse aveva sbagliato ad andare lì, ma era giusto che almeno lo vedesse per l’ultima volta. Però se non gli diceva che, in verità, lui era innamorato di Bill non lo avrebbe fatto mai più. Ma ora lui stava dormendo e di certo non poteva svegliarlo.

Hai sprecato un’ottima occasione, complimenti, pensò.

Si addormentò con quel pensiero in testa e con l’idea che magari l’indomani mattina si sarebbe svegliato molto presto e gli avrebbe scritto una lettera dove avrebbe detto tutto quello che Bill doveva sapere.

***



Il mattino seguente, Tom si alzò verso le cinque del mattino. Bill dormiva profondamente e lui stette a guardarlo per un po’. Dopodiché decise che era ora di andare, quindi prese un pezzo di carta dalla scrivania del ragazzo ed una penna e cominciò a scrivere. Così quando si sarebbe svegliato, l’avrebbe trovata e avrebbe saputo l’intera verità. Dopo che ebbe finito, ripiegò la lettera e la posò sul cuscino sul quale aveva dormito. Si allungo verso il ragazzo e posò un piccolo bacio sulle sue labbra calde e morbide. Non aveva idea di come avrebbe fatto ora senza di lui, ma non poteva rimanere. Lo aveva promesso.

Uscì dalla stanza e corse fuori di casa, salì in macchina e si diresse alla stazione. Avrebbe preso il primo treno per Amburgo e sarebbe partito.

***



Bill appena sentì la porta principale sbattere, aprì gli occhi e si guardò in torno. Posò lo sguardo sulla sveglia che segnalava le cinque e mezza. Possibile che Aisha fosse uscita così presto? Non era da lei. Si voltò verso il lato dove era sdraiato Tom, ma quando non lo trovò andò nel panico.

È andato via senza salutarmi, pensò mentre sentiva le lacrime riempirgli gli occhi. Perché si sentiva così distrutto? Non era questo ciò che voleva? Tom aveva deciso una volta per tutte di uscire dalla sua vita senza lasciargli niente. Ma Bill sapeva che c’era qualcosa di più e che non riusciva a capire cosa fosse.

Si appoggiò contro il cuscino vuoto e inspirò l’odore di Tom impresso su di esso, ma qualcosa gli punzecchiò una guancia e notò un pezzo di carta bianco ripiegato su se stesso li accanto. Lo aprì e cominciò a leggere.

Caro Bill,
Sono le cinque del mattino e tu stai dormendo. Sai che sei bellissimo quando dormi? Ogni volta che ti addormentavi a casa mia, non facevo altro che stare sveglio e guardarti. Sembri un angelo,lo sai? E anche ora lo sembri, ed io mi ritengo fortunato che abbia avuto modo di poter stare con te. Ma questa lettera non te la sto scrivendo per riempirti di complimenti, ma per dirti un paio di cose che credo sia giusto che tu debba sapere. È da un paio di mesi che per me, ormai, le cose sono cambiate. Non ti vedo più come il ragazzo che mi porto a letto per del semplice sesso, ma ti vedo come il ragazzo con cui passerei intere giornate, se non tutta la vita. Io credo...di essermi innamorato di te, Bill. So bene che è una cosa a cui non crederesti mai, ma è la pura verità. Tu non hai idea di come batte forte il mio cuore appena il mio sguardo si posa su di te. Anche ora sta battendo fortissimo. E le farfalle nello stomaco? Non parliamone. Diventano sempre più ingestibili. È la prima volta che mi succede una cosa del genere e non so davvero come comportarmi. Il mio atteggiamento è stato comunque sbagliato. Ti ho fatto credere delle cose sbagliate, e ne sono mortificato. Spero che tu un giorno possa davvero riuscire a perdonarmi. Ho la mano che mi trema, e gli occhi che mi rendono la vista sfocata. Non ho mai pianto in tutta la mia vita per questo genere di cose e mai avrei pensato di farlo. Ma tu sei diventato importante per me e sapere che questa è l’ultima occasione che ho di vederti, mi spezza il cuore. Avrei voluto che le cose andassero meglio tra noi, sono sicuro che mi avresti apprezzato decisamente di più. Ora che ti sto confessando cosa provo per te, da una parte mi sento davvero sollevato. Non mi sarei mai perdonato se tu non avessi saputo queste cose. Non ho la minima idea di come farò a non vederti più, a smettere di amarti. Perché si...io ti Amo, Bill. Ti Amo, proprio con l’A’ maiuscola. In un anno sono riuscito a capire molte cose, ed una di queste è che tu sei il mio Amore. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Lo stronzo che ti ha trattato in modo poco gentile – e tu meriti il meglio – si è, alla fine, innamorato di te. Che cosa mi hai fatto, Bill? Stento a riconoscermi, ormai. Da quando sto con te mi sento la persona più felice sul pianeta Terra, mi sento completo e sto bene, veramente bene; ma quando non ci sei sento un vuoto dentro di me, che non sarebbe colmabile neanche se ci mettessi dei mattoni sopra. Mi mancherai. Mi mancherai tanto e non ti dimenticherò, nemmeno se fossi costretto a farlo. Hai rapito il mio cuore ed ora ti appartiene nel modo più assoluto. Non lo voglio indietro, ma spero che tu – anche se da lontano – lo custodisca.
Si sta facendo tardi, e tra un po’ ti sveglierai. Quindi...Buona vita, Amore mio. Ti amo.
Tuo, Tom.


Quando finì di leggere era in un mare di lacrime. Non sapeva distinguere più niente e l’unica cosa che voleva era raggiungere Tom e fermarlo. Anche lui aveva bisogno di sapere cosa provava. Aveva capito finalmente cos’era quel “di più” che non riusciva mai a spiegarsi.

Amava Tom. Lo amava davvero e non poteva permettergli di lasciarlo. Afferrò il cellulare e digitò il numero di Tom. Il telefono squillava, segno che avrebbe potuto rispondere da un momento all’altro.

“Pronto? Bill?”

“Tom, Tom! Dove sei?!” si mise il telefono sulla spalla e nel frattempo cominciò a vestirsi. Doveva muoversi o lo avrebbe perso.

“Sono...Non posso dirti dove sono, Bill. Ho promesso che sarei sparito dalla tua vita e ho intenzione di mantenerla. Almeno questa volta.”

“Tom, non essere stupido! Dimmi dove sei?!” strillò cominciando ad agitarsi.

“Alla stazione. Sto per prendere il treno per Amburgo.”

“Non muoverti, d’accordo? Ti raggiungo!” staccò la chiamata senza dargli tempo di rispondere e corse a velocità della luce fuori di casa. Non abitava tanto distante dalla stazione quindi se avesse corso abbastanza velocemente, avrebbe fatto in tempo a fermare Tom.

Raggiunse la stazione in meno di dieci minuti, le sue gambe e il suo petto dolevano per la corsa. Puntò lo sguardo sul cartellone dove segnalavano le partenze e appena individuò quello di Tom, corse nella direzione del binario. Cercò Tom tra la folla e quando lo intravide, gli saltò praticamente addosso accogliendo il ragazzo di sorpresa. Il ragazzo strinse d’istinto il corpo tremante di Bill tra le braccia e questi cominciò a piangere disperato.

“Non lasciarmi. Non lasciarmi. Ti amo, Tom!” urlò con la voce rotta dal pianto e alzò gli occhi arrossati verso quelli color cioccolato di Tom che lo guardava con l’amore che traboccava dai suoi occhi.

“Oh, Bill... Ti amo, ti amo anche io.” Sussurrò tornando a stringerlo forte e lasciò che il ragazzo si sfogasse.

Tom in quel momento era felice. Davvero felice e niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento. Quando sentì Bill calmarsi, gli alzò il mento con due dita e premette le labbra sulle sue dandogli il più dolce dei baci. Il bacio più sincero e puro che avesse mai potuto dare a qualcuno. Quando si staccarono, entrambi sorridevano radiosamente e respiravano con affanno. I loro occhi era pieni di una luce del tutto nuova, e nessuno avrebbe mai potuto capire cosa provavano in quel momento.

“Andiamo a casa.” Annunciò Tom, prendendolo per mano e incamminandosi verso l’uscita della stazione. Bill non gli rispose, si limitò semplicemente a sorridergli felicemente e questa era l’unica risposta che Tom voleva da lui.


The End.














Note: questa One Shot l'avevo scritta molti anni fa e non l'avevo mai pubblicata. Quindi ieri mi è venuta la brillante idea di ridarle un'occhiata e di correggerla. Spero vi piaccia!
 
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marty rock 97
view post Posted on 24/7/2013, 03:25




L'ho giá letta in un'altro forum e ti ripeto che mi è davvero piaciuta
I miei complimenti
 
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»TomKaulitz«
view post Posted on 24/7/2013, 14:10




Si, avevo visto che avevi commentato anche in un altro forum. Beh... Non posso far altro che ringraziarti ancora!
 
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marty rock 97
view post Posted on 24/7/2013, 18:02




E di che :wub:
Ansi,spero di poter leggere tante altre tue storie
 
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»TomKaulitz«
view post Posted on 25/7/2013, 00:40




Queste tue parole, mi rendono estremamente contenta. Vedrò di scrivere altro e che possa piacerti. Potrei considerarti la mia lettrice numero uno!
 
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Schuldig Innocence
view post Posted on 28/7/2013, 09:27




In genere non amo le shot perché chiaramente non si possono approfondire come si deve i personaggi e quindi io rimango sempre in preda ad una marea di "perché" che si affastellano nella mia testa, però ogni tanto mi lascio guidare dall'istinto e ne leggo una.Ho avuto fortuna, questa è proprio una storia di quelle che piacciono a me. Incomprensioni, pathos, malintesi, anche una punta di tristezza, alla fine però i miei amati twins non vengono separati e questo per me conta tanto.
Mi hai regalato una bella lettura e spero di leggerti ancora.
 
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»TomKaulitz«
view post Posted on 28/7/2013, 13:00




CITAZIONE (Schuldig Innocence @ 28/7/2013, 10:27) 
In genere non amo le shot perché chiaramente non si possono approfondire come si deve i personaggi e quindi io rimango sempre in preda ad una marea di "perché" che si affastellano nella mia testa, però ogni tanto mi lascio guidare dall'istinto e ne leggo una.Ho avuto fortuna, questa è proprio una storia di quelle che piacciono a me. Incomprensioni, pathos, malintesi, anche una punta di tristezza, alla fine però i miei amati twins non vengono separati e questo per me conta tanto.
Mi hai regalato una bella lettura e spero di leggerti ancora.

Io ne scrivo poche e di rado, anche perchè trovo più difficile trovare l'ispirazione per una shot che di una Long, che bene o male, ci si arrangia in qualche modo. In genere io facevo difficoltà a non approfondire troppo i personaggi ma, a quanto pare, Last Time la devo aver scritta bene. Sono felicissima che la shot ti sia piaciuta. Io adoro scrivere, ma adoro di più il fatto che chi la legge comprenda ciò che io voglio trasmettere. E se ci riesco e la lettrice ne è soddisfatta, non posso che congratularmi con me stessa per aver fatto un buon lavoro. Vedrò di scrivere altro - non prima di aver finito la traduzione - e sperare di trovare lettrici come te! Grazie mille!
 
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marty rock 97
view post Posted on 8/9/2013, 19:35




CITAZIONE (»TomKaulitz« @ 25/7/2013, 01:40) 
Queste tue parole, mi rendono estremamente contenta. Vedrò di scrivere altro e che possa piacerti. Potrei considerarti la mia lettrice numero uno!

Aww :wub:
 
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7 replies since 22/7/2013, 01:14   196 views
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