Süchtig - Insegnami a vivere., Twincest Not Related - AU - Nc17

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Ly_93
view post Posted on 15/11/2012, 12:22




Titolo: Süchig. Insegnami a vivere.
Autore: Ly (Gabriel)
Genere: Romantico.
Raiting: Nc17.
Avvisi: Twincest not related - AU - OOC - Fluff - Introspettivo - Drog Use- Adult Content - Angst - Fluff .
Desclaimer: Tom e Bill non mi appartengono in nessun modo, così come i Tokio Hotel. Tutto ciò che è narrato in queste pagine è solo frutto della mia fantasia, e ovviamente non ci guadagno assolutamente nulla.




unbenanntrlh
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Quando si vive in una metropoli come puó essere Berlino, fin da piccoli ci si sente sempre dire i luoghi che si possono e non si possono frequentare.
Come in tutte le grandi cittá c´é la parte del lusso,della storia e della cultura, del motivo per cui si contano centinaia di milioni di turisti all´anno.
Poi c´é la parte che in pochi conoscono: quelle zone nascoste dove a malapena ci si passa con l´autobus di linea, quelle zone che hanno visto crescere la metá dei veri Berlinesi: i ragazzi di strada o le ragazze che della strada hanno fatto la loro fortuna.
I bambini che fin da piccoli hanno dovuto alzare la testa e fare uno sguardo minaccioso, per dimostrare qualcosa a qualcuno.

C´é una zona peró, un posto particolare che di giorno ospita turisti, pendolari,studenti . La parte della cittá attiva: i cittadini che costruiscono il presente e il futuro di questa meravigliosa metropoli.
E di notte invece si trasforma nella feccia, nel nido di quelli che invece che essere destinati a diventare dei cigni saranno probabilmente degli anatroccoli spennati, spennati davvero: Senza píú carne, pelle, sentimenti ma soprattutto voglia di vivere.

Era l´orario dell´ultima corsa e Bill sul marciapiede stava consumando una sigaretta troppo forte per essere definita tale. Sentendo i binari fischiare e il vento scompigliare i capelli decise di gettarla tra le rotaie, preparandosi a un´altra serata di caccia.
Caccia che poi non si era mai rivelata magra in vita sua dato che il mestiere che faceva in proporzione al luogo dove si trovava era paragonabile alla puttana in un convento di frati di clausura.

Le zone della metropolitana di notte diventano la culla dei bambini cattivi: quei bambini che hanno deciso di dare uno schiaffo alla vita, un calcio alla speranza, e uno sputo in faccia alla propria dignitá.

Ma Bill non era uno di loro, no. Non lo sarebbe mai diventato. Lui era solo furbo, e privo di ogni scrupolo morale dato che era stato cresciuto esattamente in quell´ambiente.

Entrambi i genitori morti di droga, a sedici anni si era trovato totalmente da solo, con la burocrazia che l´aveva affidato agli zii paterni, anch´essi delinquenti come pochi.

Non c´é bisogno di descrivere quanto la sua vita non l´abbia mai potuto portare su una strada alternativa, non l´abbia mai potuto spronare a fare cose come studiare, avere dei buoni amici o frequentare posti adatti alla sua etá.

No, nessuno gliene aveva mai parlato.
Nessuno gli aveva mai accennato che lá fuori esisteva un mondo davvero migliore: un mondo che poteva regarargli un futuro splendido e felice, se solo lo avesse voluto.

Era solo contro una realtá cosí spietata e cruda da non permettergli nemmeno di scegliere. La vita per lui era concentrata in quelle briciole di concetti che non esprimevano quasi niente di buono, quasi.

Salí tranquillamente sul mezzo semivuoto e accasciandosi sul primo sedile libero inizió a scrutare una ad una le cinque persone che vi si trovavano all´interno.

Una donna di origini indiane con un bambino in braccio bisbigliava cose senza senso tra sé e sé. Il bambino invece si accorse degli occhi di Bill addosso, e senza un preciso motivo, gli sorrise.

Bill storse un pó la bocca e spostó lo sguardo sull´impiegato pelato e grasso che si stava alzando pronto a scendere alla fermata sucessiva.

A mezzanotte cosa cazzo ci poteva fare sulla metropolitana? Era andato forse a puttane raccondando alla moglie di essere a una cena di lavoro?

L´uomo lo guardó un secondo, poi voltó nuovamente la testa scuotendola appena.

Cosa cazzo voleva?

Ma si, era uno dei tanti. Di quelli che vedevano un ragazzo con i capelli lunghi e un pó di nero attorno agli occhi e iniziavano a fare i discorsoni sulla moralitá e l´esistenza umana.

Sorrise sconsolato non volgendogli la minima attenzione: se il problema di quel cesso ambulante erano i suoi capelli o il trucco..forse non sapeva il vero male di Bill quale fosse.
Allora davvero si sarebbe reso conto che l´anima e la validitá di una persona non si giudica dall´aspetto esteriore.

Una ragazza di colore si aggiustó la gonna troppo corta per coprire appena l´inguine, e Bill le sorrise comprensivo.

Ci aveva pensato anche lui a battere, ma il solo pensiero gli faceva cosí schifo da sentirsi male tutte le volte. Non aveva rapporti sessuali da piú di due anni e di certo pensare a dei vecchi porci che gli mettevano le mani ovunque non gli faceva tornare la voglia.

Bill guardó intensamente la ragazza per cercare di scoprire se poteva essere quella giusta ma lei, evidentemente esperta di alcuni giri scosse la testa sorridendo e dicendo un -Grazie- tra le labbra.

Alzó le spalle sconsolato quando un movimento gli fece girare la testa dalla parte opposta del treno: negli ultimi sedili, svaccato come un gatto sul divano il sabato sera, c´era un cumulo di vestiti che si muoveva.

Bill aguzzó la vista e scorse una figura con la testa abbassata,le spalle curve e i gomiti appoggiati alle ginocchia appena intuibili in un paio di pantaloni davvero larghissimi.

Il cappellino a visiera larga impediva di vedere il suo viso, ma dalla capigliatura si capiva che doveva essere un ragazzo. Dei rasta biondi guizzavano da dietro e Bill incroció le dita.

È risaputo che i rastoni...

Aspettó che l´impiegato e l´indiana scendessero e poi si avvicinó verso la fine del treno, facendo attenzione a non cadere.

Si sedette a pochi metri dall´ultima fila cercando di capire se il ragazzo stesse dormendo o fosse fatto. Lui sperava tanto nella prima opzione, perché alla seconda doveva pensarci lui.

Un´altro scossone del treno e il ragazzo si destó un´attimo con un grugnito, alzando la testa e guardandosi intorno allarmato. Poi sembró realizzare e ritornó con il capo chino sulle ginocchia, e fece per richiudere gli occhi.

Bill sorrise.

Lui sembró aver notato qualcosa perché alzó nuovamente la testa rivelando due grandi occhi color cioccolato, due labbra carnose non indifferenti e un viso tanto bello quanto stanco.
Guardó un secondo Bill, che mantenne il contatto visivo costante e insolente.

Serata fortunata.
Il moro non riuscí a farsi scappare ancora un sorrisino sghembo.

Il ragazzo alzó un sopracciglio e si passó una mano sul viso per poi sbadigliare platealmente.
Bill si alzó dal suo posto e gli sedette accanto.
L´altro non si mosse, non si voltó a guardarlo.

-Cosa ti serve?- Domandó a colpo sicuro Bill a voce piuttosto bassa.

Il biondone continuó a guardare il finestrino nero davanti a lui e sospiró.

-Una spada.- Fece uscire dalla sua bocca quelle due parole in modo flebile e automatico, quasi non fosse realmente interessato.

Bill annuí.

-Scendi qui?-

L´altro si limitó ad annuire con la testa e si alzó mentre il treno iniziava a frenare.

Bill lo imitó restandogli dietro e osservandolo piú a fondo: I vestiti larghi che portava e l´andatura ciondolante erano la cosa piú degradante che avesse mai visto. Ma il viso di quel ragazzo era davvero particolare e gli era rimasto impresso.

Scesero insieme e il moro si sedette sull´unica panchina libera del marciapiede.

La fermata della HalbertStraße era una delle piú importanti per certi giri. Almeno una decina di ragazzi vi erano accasciati in terra e contro ai muri. Prima e dopo essersi drogati o aver bevuto. Qualcuno piú audace faceva anche del sesso, in mezzo agli altri e nessuno si stupiva.

C`era puzza di chiuso, di piscio, di gente. E Bill aveva imparato a farci l´abitudine nonostante lo detestasse con tutto se stesso.
Guaradava ogni giorno con profondo disprezzo tutta quella merda, tutte quelle persone inutili e stupide che lo arricchivano giorno per giorno condannandosi a morte.

Ma chi si trovava in quei posti la sera sapeva cosa trovava,e nessuno si stupiva. A quell´ora della sera erano tutti di loro.





Si mise una mano all´interno del giubbino di pelle quando la mano del "Rastone" si posó sulla sua fermandola.
-Non qui..aspetta.-

Il moro storse gli occhi.

-Scusa? credi che qualcuno ci sgridi o cosa?- Ironizzó seccato.

L´altro scosse la testa e gli fece cenno di seguirlo.

Sbuffó e si limitó ad acconsentire.
Quando uno fa lo spacciatore non puó lamentarsi se i suoi clienti sono drogati.

In mezzo a due pilastri di generose dimensioni Tom si sedette su un cubicolo di cemento e si mise le mani in tasca.

Bill infiló una mano sotto al giubbotto e poi giunse all´ascella. Mosse ancora un pó le dita e finalmente le estrasse senza porgegliela, continuandolo a guardare dall´alto.

L´altro gli porse venticinque marchi.

Bill alzó un soppracciglio e sorrise piuttosto seccato.

-Con quelli ti posso dare tre canne, dai tira fuori il resto...non ho molto tempo.-

L´altro sbuffó innervosendosi a sua volta.

-Ho solo questi, ti prego..-

-Le preghiere le fai alla madonna, tira fuori i soldi bello, e alla svelta.-

-Ti dico che ho solo questi.-

-Allora vaffanculo.- Buttó lí secco Bill.
Si voltó immediatamente e mosse il primo passo quando si sentí tirare per i pantaloni.
-Che cazzo..-
-Aspetta..aspetta, ti prego.- Mormoró l´altro senza mollare un lembo dei pantaloni del ragazzo moro che lo guardava sempre piú incazzato.

Gli occhi del Rastone erano quasi lucidi. Doveva essere messo molto male, di solito quando uno arriva a piangere vuol dire che ha giá un piede nella fossa e l´altro sulla buccia di banana.

-Posso..fare...qualcosa per te..se lo vuoi.- Mormoró prendendogli ad accarezzare il ginocchio e leccandosi il labbro inferiore.

Bill mosse la gamba di scatto facendo un´espressione schifata.

-Ma ti prego...- Minimizzó lui dritto per la sua strada.
Non era quel tipo di persona, e non aveva certo bisogno di scopare. E poi a lui mica gliela regalavano, cristo!

Fece ancora una decina di passi quando la voce del ragazzo lo fece bloccare.
-Bill, per favore...torna qui.-
Sgranó gli occhi e sentí un tuffo al cuore quasi squarciarlo.
-Come cazzo fai a sapere il mio nome?- Urló tornando indietro a grandi passi, svelto.
-Sei il figlio dei Kaulitz..sbaglio?-






+++









-Io mi chiamo Tom..-
-Che nome di merda.-
-Grazie.-


I due continuarono a camminare per le strade deserte della cittá fianco a fianco per dieci minuti buoni fino ad arrivare al parco comunale. Scavalcarono i cancelli abilmente e poi sedettero comodamente a gambe larghe sul prato, piú esattamente contro a un grosso albero.

Tom non aspettó nemmeno due minuti e afferró un lembo della giacca di Bill tirandolo a se e avventandosi immediatamente sul suo collo.

L´altro gemette e chiudendo gli occhi cercó di farsi traspotare da quelle mani che lo stavano esplorando d´appertutto.
Che sensazione strana era l´eccitazione sessuale. Non la provava da cosí tanto tempo che aveva persino dimenticato cosa voleva dire averlo duro.

Tom lo sovrastó con il proprio corpo e strusció lentamente il proprio bacino contro quello dell´altro. Bill mandó la testa all´indietro sentendo la rude corteccia contro al collo.

Il biondo lo prese per il colletto della giacca in pelle e lo tiró su in piedi, per poi inchiodarlo ancora di piú contro all´albero. Gli prese e polsi e gli congiunse tra loro esattamente dietro al tronco, come se fosse stato legato.

Il moro gemette ancora e si sentí assolutamente fuori di testa come non era mai stato davvero.

La mano fredda di Tom non tardó ad afferrare il suo membro dentro ai boxer e lui quasi rimase senza fiato, sbarrando gli occhi e blocandosi per la sopresa.

-Quanto tempo é che non scopi con qualcuno?- Ridacchió Tom facendo splendere il sorriso nel buio illuminato solo da un lampione poco lontano.

-Non sono cazzi tuoi.- Rispose di rimando Bill rimanendo distaccato. Neanche sapeva come aveva fatto ad accettare una roba del genere ma aveva un tale fuoco dentro di sé che in quel momento non voleva pensarci.

L´altro dopo averlo accarezzato ancora un pó crolló in ginocchio e sempre tenendogli le mani ferme abbracciate all´albero cercó con la lingua la dolce zona.

Bill tiró fuori una bestemmia quando sentí il freddo dell´aria abbinata poi al caldo della bocca del ragazzo colpirlo proprio lí, e credette di sentire le gambe cedere.

Il biondo molló un´attimo la presa sulle mani dell´altro che comunque rimase immobile,quasi ora aggrappato volutamente in quella strana posizione, e dopo aver tirato giú i pantaloni alle ginocchia prese in mano anche i testicoli del ragazzo iniziando ad accarezzarli dolcemente, mentre faceva roteare abilmente la lingua sulla punta del pene.

Lo spacciatore teneva la testa immobile e spingeva solo un poco il bacino in avanti e indietro sentendo il sangue partire velocemente al cervello ogni quavolta l´altro faceva un nuovo gesto con la lingua o con le mani.

-Sto per..- Non fece in modo a finire la frase che percepí la bocca di Tom farsi ancora piú stretta,calda..invitante.

Non si preoccupó di tirarsi indietro ma chiuse ancora gli occhi e mordendosi le labbra si spinse ancora piano contro di lui.

Tom si aggrappó ai fianchi nudi e magri del ragazzo con entrambe le mani e facendo cozzare il naso contro alla leggera peluria biondastra continuó a muovere la lingua.

Bill tiró un altro urlo soffocato e poi venne dentro la sua bocca.
Tom ne prese un pó e poi spostó un´attimo la testa per sputare di fianco. Ma senza staccarsi del tutto. Lo prese in mano muovendo ancora nello stesso verso e poi lo leccó ancora per farsi venire nuovamente in bocca e risputare tra l´erba il rilascio dell´altro.

Dopo cinque volte Bill si accasció lentamente sui talloni ed evitando per un pelo di sporcarsi.

Si ricompose con movimenti lenti e poco coordinati mentre vedeva Tom che dopo essersi allontanato di qualche metro cavava dal suo zainetto logoro un bottiglino di qualcosa.

Il biondo ingurgitó la sostanza e dopo essersi sciacquato la bocca chinó la testa e sputó per tre volte in terra.

Si passó la manica sulle labbra e ri-raggiunse Bill che lo guardava,senza capire.

-Allora?- Domandó rimanendo in piedi, visibilmente frettoloso.

Bill mise una mano sotto al giubbotto e ne cavó la dose, la tese al ragazzo che la guardava con occhi vitrei, leccandosi le labbra.

-Peró prima..- Disse Bill ritirando un poco la mano. -Devi dirmi come cazzo fai a sapere di me.-

Tom sbuffó.

-Ne hanno parlato tutti i telegiornali, dai...e sinceramente tutto mi aspettavo che anche tu prendessi la stessa strada..se vuoi saperla tutta.-

Bil aggrottó le sopracciglia.

-Anche questi non sono cazzi tuoi, tieni e sparisci.-

Tom sorrise sedendosi ancora contro quel tronco d´albero e tenendo delicatamente la dose tra le dita.

L´altro si alzó e dopo essersi sistemato ancora un poco mosse i primi passi.

-Allora io vado, ciao..- Disse sbrigativo.

L´altro nemmeno rispose: cavando da fuori allo zainetto tutto l´occorrente per l´orribile gesto che gli era ormai indispensabile per vivere, sempre meno.




+++






Bill sbatté con forza il cancello: erano le otto e mezze di mattina e speró vivamente che quei bastardi avessero almeno preparato qualcosa da mangiare.
Dopo il rapporto che aveva avuto al parco, non era riuscito a vendere piú un cazzo da quanto era rimasto sconvolto e la serata era andata tutta a fanculo. Era stanco morto, incazzato e aveva fame.

Attraversó correndo il giardino con prato inglese e dopo aver salito un paio di scalini batté forte la mano sul vetro ripetutamente.

-Aprite,cazzo!- Urló.

Una donna dai lunghi capelli biondi e l´aria scocciata esaudí al sua richiesta facendosi di lato e osservando ormai rassegnata l´entrata plateale del nipote.

I tacchi sbattevano forte sul pavimento pregiato e il tintinnío delle catene era cosí insopportabile da farle persino rivolgere la parola.

-Cosa vuoi, stupido ragazzino?-

-Bill, maledizione, mi chiamo Bill!- Urló lui sbattendo in terra la giacca e sedendosi a tavola.

Il marito della donna non abbassó il giornale ma non esitó a dare anch´egli il suo buongiorno al ragazzo che si avventava sulla colazione come un morto di fame.

-A cosa dobbiamo la tua compagnia alla nostra umile tavola?- Domandó distrattamente.

-Il fatto che io abbia fame, probabilmente. Volete negarmi anche quello? Chiameró l´assistente sociale e allora sí che saranno cazzi vostri! Niente piú soldi.. - Sorrise fregando l´indice e il pollice della mano destra.
-Soldi, soldi..e sempre soldi, vi hanno addirittura convinto ad accogliere me in casa..quanto potete essere patetici,quanto?-

-Il giudice l´ha deciso, caro Bill. Ma potresti almeno collaborare..- Parló ancora la zia sorseggiando una tazza di caffé lentamente.

-Collaborare? E per cosa? Volete..anzi, credete che io possa mai sentirmi in una fottutissima famiglia del cazzo o cosa?- Urló per poi alzarsi rumorosamente con uno scatto.

L´uomo abbassó il giornale rivelando i capelli grigi curati, abbassó gli occhiali firmati un poco piú lungo il naso e fulminó il ragazzo.

-Va bene, per oggi hai giá disturbato abbastanza. Levati di qua per favore.-

Bill mostró il dito medio e come se ne era entrato uscí: sbattendo quante piú porte potesse e dando calci ovunque.

Riattraversó il giardino e poi raggiunse finalmente il prefabbricato in legno dietro alla villetta.

Giró la chiave nella serratura e finalmente entró sentendosi davvero a casa.

Quando era stato trascinato fuori da quel fottuto tribunale,dove era considerato troppo piccolo per decidere con chi passare il resto della sua fottutissima vita, aveva subito messo in chiaro ai suoi zii che si sarebbe ucciso piuttosto che abitare con loro.
Cosí i due coniugi non sapendo cosa fare, gli fecero costruire un piccolo monolocale in legno, riscaldato da una sola stufetta, convinti che potesse bastare.

A loro non fregava nulla di Bill, come non era mai fregato nulla nemmeno dei suoi genitori. Ma erano i parenti piú stretti che aveva e quei fottutissimi avvocati avevano deciso cosí. Loro percepivano dallo stato anche una piccola somma per le spese di Bill, ma con loro stupore si accorsero presto che Bill non chiedeva mai loro soldi. In veritá non ne aveva mai chiesti.
Qualche volta spariva per due-tre giorni, e loro non si preoccupavano piú di tanto. Sapevano che prima o poi sarebbe tornato. Non sapevano niente di quel ragazzo,anche se immaginavano fosse in strani giri. Ma fino al compimento del diciassettesimo anno dovevano tenerlo con loro, non c´era scampo.



Si buttó sul letto esausto e fissó con un sorriso il poster di Michael Jackson sopra la propria testa. Allungó una mano e fece partire il giradischi innondando il piccolo spazio di onde sonore che lo fecero ancora stare meglio.
Rimase inerme sul letto totalmente immerso nella musica per alcuni minuti poi inizió a calarsi i jeans stretti. Si tolse le scarpe con i piedi e poi levó anche la maglia, sempre rimando sdraiato.

Sussurrando il testo della canzone tra le labbra si passó una mano sul petto e d´istinto rabbrividí.

Ecco, di nuovo.

Non ce la faceva a non pensarci.

Non era possibile.

La notte che aveva appena trascorso era cosí indelebile nella sue mente e le sensazioni sulla sua pelle erano vive tanto da perseguitarlo.

Si toccó in mezzo alle gambe e sibiló ad occhi chiusi: era duro, di nuovo.


Desiderava ancora quella lingua, desiderava quel corpo. Si strinse lentamente alla base il pene cercando di ricordare come aveva fatto quello strano ragazzo.

La lingua sul collo.

Le mani che lo bloccavano.

Caldo,ovunque.

Inizió a muovere con movimenti lenti senza mai smettere di sibilare il testo di Smooth Criminal e muovendo il bacino a tempo.

Era una danza, era come musica. Erano brividi, voglia..tanta voglia.

Si permesse anche di gemere forte, di urlare, di sospirare senza preoccuparsi di niente. Tutto quello gli piaceva, e gli era mancato davvero tanto.

Si inarcó ancora di piú sul letto negli ultimi movimenti e sentendo la mano fare male sibililó lentamente prima di svuotarsi.
La pace lo stava avvolgendo, la tranquillitá intorno a lui lo rendeva rilassato.
Il corpo era appagato cosí come la sua mente.
E chiuse gli occhi sorridendo abbandonandosi a se stesso.





+++






Era dovuto di nuovo andare in casa di quei bastardi per fare una maledetta doccia e dopo aver dormito fino alle dieci di sera si decise a uscire: era di nuovo ora di lavorare.

Si mise davanti allo specchio mentre si allacciava i Jeans in pelle e si infilava la maglietta tanto attillata quanto stracciata sul petto. Poi catene,borchie, collari..e infine trucco. Sempre.
Nessuno era degno di vederlo cosí com´era. La maschera invece lo difendeva da quella merda che era la gente, lui doveva essere diverso. Lui doveva stupire,sempre, e mai lasciarsi scoprire,da nessuno.

Dopo essere passato da casa del Grosso riprese nuovamente la metropolitana e riuscí bene o male in un ora a fare un buon incasso. Lasció volutamente la fermata dello Zoo per ultima, e proprio lí si diresse nell´orario dell´ultima corsa.

Guardó ovunque in cerca di un cappellino colorato,rasta o zainetti marci, ma il ragazzo sembrava essersi volatilizzato.

Andó dal gruppetto che stazionava sul pavimento e scosse un ragazzo che in quel momento fissava il vuoto come se fosse stato in coma: quello che sembrava piú sveglio di tutti.

-Hey scusami..?- Disse battendogli un colpo sulla spalla.

Lui si voltó senza battere ciglio, non muovendo altro muscolo.

-Sai dov´é Tom?- Chiese sperando che quel fattone potesse aiutarlo, dato che era quello messo meglio di tutti.

-Tom? Quale Tom? è pieno di Tom..- Rispose desolato.

-Quello che ieri é arrivato con la corsa di mezzanotte e mezza, quello con i rasta..che si veste largo, cammina come uno scemo..-

Una risata roca gli fece storcere la bocca.

-Tom? quel Tom? Sará alla stazione..oggi é Venerdí..-

-Stazione?Quale stazione?-

-Stazione ferroviaria..mi sembra chiaro..-

No che non era chiaro, chi cazzo credeva di prendere per il culo quello? Oltre che fatto doveva anche essere ubriaco, perció Bill lo lasció stare e si incamminó a piedi verso quel posto forse neanche rendendosi totalmente conto di quello che stava facendo.



Faceva un freddo cane, e quella era la quarta sigaretta che fumava in un´ora.
Non andava bene cosí, non faceva bene fumare troppo e lui alla sua salute ci teneva. Non era come quegli idioti lá fuori.
Finalmente in lontananza vide l´edificio illuminato e sorrise come un bambino.

Ora che ci pensava bene anche alla stazione centrale c´era un bel giro di eroina, ma lui essendo della periferia non aveva mai frequentato quei posti.
Forse Tom era di lí, forse anche lui spacciava?

Tra gli spacciatori peró non lo riconobbe. Erano tutti grandi,tatuati e con delle facce spaventose. Forse pezzi grossi,organizazioni piú complesse e di alto livello rispetto a lui, povero ragazzino che faceva spola tra la metro e i giardini pubblici.

Qualcuno di loro gli sorrise e gli fece l´occhiolino, ma lui passó oltre e si diresse per sbaglio verso la zona dei taxi,piú esattamente dietro all´edificio.

Era lí sotto ai portici che vide altri ragazzini poco piú grandi di lui.
Forse c´era.

Acceleró il passo camminando tra di loro: erano come in fila, ogni tre metri ce n´era uno: fermi a fumare una sigaretta o a scaldarsi con le mani. Qualcuno parlottava con qualcun´altro..ma sembravano tutti in ansia.
Come se aspettassero qualcosa.

Di colpo un presentimento si fece largo nella sua mente facendolo bloccare proprio di fronte a Tom, che stava parlando con un uomo tanto piú grande di loro. Aveva come minimo cinquant´anni.

L´uomo sorrise al ragazzo con i rasta e dopo avergli fatto una carezza lasciva sul viso impassibile gli infiló una banconota da cinquanta in tasca. Poi una pacca amichevole, e si allontanó sparendo nella notte.

-Quel bastardo..é arrivato un´ora fa e questo é giá il dodicesimo..- Bisbiglió un ragazzo dei tanti, mentre Bill guardava la scena a bocca spalancata.

Tom batteva? Quello era il suo mestiere per davvero?

Il rastone si voltó, quando si accorse di Bill gli sorrise sereno e dopo avergli fatto un cenno scarso di saluto con la testa passó oltre, diretto chissá dove.

-Hey tu, piccolo, hai bisogno di qualcosa?- Disse un´altra voce alle spalle del moro,che era ancora immerso nei suoi pensieri e nel suo shock.

Si voltó di scatto e squadró quel ragazzino senza ancora barba sulla faccia,come lui. Quel ragazzino biondo dai vestiti attillati sgargianti e la sigaretta fina tra le labbra.

-No, non ho bisogno di niente..e anche se ne avessi..piuttosto mi terrei la voglia.- Sibiló tagliente.

Brutta risposta.

Bill si voltó per tornare indietro ma si trovó davanti un´altro, che dopo aver spento la sigaretta sotto ai piedi lo guardava piuttosto minaccioso.

Si voltó verso destra , ma trovó la medesima scena.

L´avevano circondato.

-Senti perché non ci racconti che cazzo ci fai qui? Non fai marchette, non vuoi scopare..cosa vuoi dunque?- Disse quello che era stato provocato, avvicinandosi un poco.

Bill fece un passo indietro rimanendo impassibile. La paura non aveva mai fatto parte di lui, ma era piuttosto turbato dalla situazione. Non gli era mai capitato di essere circondato da un branco di marchette isteriche, piuttosto rissose.

-Non sapevo fosse vostro territorio..- rispose alzando un sopracciglio.

-Ma sentilo quant´é rilassato...eppure sembra piú finocchio di noi. Sicuro di non aver bisogno di lavorare?-

-Non sono una fottuta marchetta del cazzo!- Urló il moro preso dall´ira.

-Qualcuno ha qualche problema con le marchette?- Domandó serissimo lo stesso ragazzo biondo.

-Okay gente lasciatelo stare...- Tutti si voltarono verso la voce che aveva parlato e Bill scorse Tom che si avvicinava a passi lenti e cadenzati.

-Senti, tu fatti un pentolino di cazzi tuoi che oggi hai giá rotto abbastanza i coglioni...- Urló inviperito uno dei tanti, scuotendo il boa di piume rosa.

Tom entró nel gruppetto e si mise esattamente davanti a Bill,coprendolo e sfidó il biondo.

-Se no?- Domandó tranquillo il rasta a pochi centrimetri dal viso dell´altro.

All´improvviso delle sirene atroci ruppero il silenzio facendo correre via tutti da parte a parte.

-Non é finita qui, te lo giuro.- Sussurró il biondo prima di volatilizzarsi chissá dove nella notte.



Tom d´istinto prese Bill per la manica della giacca e se lo tiró dietro correndo piú veloce del vento tra i vicoli della zona,sentendo le sirene sempre piú vicine e terrificanti nelle orecchie.

Dopo dieci minuti di corsa no-stop i due salirono una scala infinita finendo esattamente sul tetto di un palazzo; si accasciarono stremati contro a una parabola e guardando la notte intorno a loro chiusero un poco gli occhi prendendo aria.

-Cosa cazzo cercavi alla stazione?- Chiese Tom voltandosi verso Bill.

-Niente.-

-Devi stare attento..lí droga ne gira fino a un certo punto..e le puttane a volte sono pericolose.- Spiegó torturandosi le mani.

-Tu, sei uno di loro?- Domandó a bruciapelo Bill guardandolo negli occhi.

Tom si morsicó il labbro inferiore e annuí lentamente.

-Perché?- Schizzó su Bill incredulo scuotendo la testa.

Tom sorrise alla luna e poi lo guardó nuovamente.

-Perché tu spacci?-

-Non é la stessa cosa!- Ovvió Bill alzando la voce e incrociando le braccia come a volersi imporre: era lui quello sbagliato.

-Si, in effetti io non metto a repentaglio la vita di nessuno..-

Un sorriso malefico apparí sul suo viso.
-Cazzi vostri se volete drogarvi..non é una cosa che mi riguarda.-

-Perché scusa..tu non lo fai?-

Bill questa volta scoppió a ridere malignamente e guardó il ragazzo come se fosse stato l´ultimo degli idioti rimasti sulla terra. Come se fosse stato il padre eterno...di fronte a una castagna.
-Col cazzo! Certo, a volte devo provarla..ma assolutamente non sono dipendente da niente. E poi..ho i miei sistemi per testarla...Ma non ho tutta questa voglia di morire..non sono un´idiota.- Concluse orgoglioso.

Tom lo fissó ancora un pó scioccato e poi assotiglió gli occhi.

-Sei stato bene ieri sera?- Cambió discorso subito e lo chiese serio, leccandosi il labbro inferiore e senza mai smettere di fissarlo famelico.

Bill rabbrividí si asserí immediatamente. Non sapeva cosa rispondere, di certo non poteva dirgli che pensava ogni secondo a quello che era successo..che lo aveva piú o meno sconvolto, e che non desiderava altro che ripetere la cosa.
Cosí annuí lentamente sentendosi nudo e indifeso.

-Mi fa piacere.- Concluse Tom alzandosi. Si fregó le mani tra di loro spolverandole e si allontanó lentamente, diretto verso la strada. Se ne stava andando.
Fece il primo scalino quando una voce lo fermó.
-Quanto..quanto ti serve?- Chiese Bill maledicendosi immediatamente dopo.

Tom sorrise rimanendo girato e poi si voltó verso di lui. Bill era in piedi e i capelli neri volavano al vento. La luna lo rendeva ancora piú bello di quello che era.

-Mi basta quello di ieri..per te.-

Bill si lasció avvicinare, si lasció baciare ancora e si sdraió su quel tetto freddo e sporco in cima a una delle cittá piú grandi d´europa.

Doveva essere impazzito, ma quel ragazzo lo portava in paradiso con pochi gesti. Lo faceva sentire come non era mai stato prima. Gli faceva venire voglia, cosa che lui aveva sempre quasi ignorato.
Ne voleva ancora, e ne voleva tanto. Si sentiva bruciare tutto e desiderava "imparare" quelle cose che aveva sperimentato solo superficialmente con qualche suo amico.
Ora, gli interessava.




+++





Bill e Tom passeggiavano di mattino presto lungo le strade trafficate della cittá. Non sapevano perché si trovavano lí fianco a fianco con l´altro ma semplicemente era venuto loro spontaneo non separarsi dopo aver passato la notte insieme.

Bill si era fatto nuovamente scaldare un pó dal ragazzo in cambio di roba. A dire il vero non gliene fregava un cazzo di incassare soldi, solo..iniziava a sentire il bisogno di certe attenzioni e il biondino lí presente sembrava intendersene parecchio.

Dopo aver dormito sotto le stelle tutta la notte si erano alzati e senza nemmeno parlare avevano preso a camminare insieme diretti verso una probabile colazione da qualche parte dove la gente non li guardasse troppo storto.

A dire la veritá colpivano subito: uno vestito largo con colori super-sgargianti e l´andatura molle. Di fianco un palo della luce tutto nero, borchiato e con catene ovunque che tintinnavano a ogni minimo movimento. Normalmente qualunque persona di etá piú o meno adulta alzava il sopracciglio a quella vista.

Alla fine si comprarono un panino con Fleischkäse e si sedettero sugli scalini a mangiare, sempre in silenzio. Quando erano a metá Tom si alzó e tornó poco dopo con due bicchieri di carta contenenti qualcosa che sembrava caffé da asporto.

Bill sorrise e lo afferró.

-Grazie.- Parló finalmente per poi prenderne un sorso.

Tom non rispose subito, continuó a consumare la sua colazione e dopo poco si rivolse a lui.

-Posso sapere..cosa farai oggi?-

Bill guardó il cielo grigio malinconco e sospiró.

-Quello che faccio tutti i giorni...Giro per la cittá e..lavoro. Tu?-

-Idem.- Disse l´altro altrettando vago.

Non era imbarazzo, ma voglia di provare ad avere una vita sociale.
Non c´era bisogno di parlare piú di tanto, quanto di tentare se erano in grado di avere almeno una persona amica a fianco.

-Ti sei mai chiesto..se c´é un´alternativa per quelli come noi?- Disse all´improvviso Tom sempre guardando il cielo e tenendo stretto tra le mani il bicchiere caldo.

-No. Non mi interessa.- Fece sbrigativo Bill cercando il pacchetto delle sigarette nella tasca della giacca di pelle. Se ne infiló una tra le labbra e aspiró lentamente.
-Voglio solo vivere, fare quello che voglio e non rendere conto a nessuno. Non conosco alternative e non mi interessano. Il mondo mi gira intorno ma non mi interessa finché io lo calpesteró.-

Tom non seppe cosa rispondere a quella freddezza, a quelle dichirazioni cosí sicure..a quella determinazione. Gli accarezzó solo un braccio sorridendo malinconico. Bill rimanse immobile e non lo degnó di uno sguardo. Guardava sempre fisso il cielo, assorto in chissá quali pensieri.




Pioveva a dirotto e i due ragazzi stavano correndo sotto ai portici della cittá cercando un posto dove sedersi. Il freddo entrava nelle ossa e le congelava... non avevano piú soldi in tasca e le persone normali si rifugiavano dentro ai caffé e ai centri commerciali.

Bill si accasció contro a un portone e si strinse a sé aspettando Tom che assolutamente pieno di naturalezza si mise vicinissimo a lui circondandolo con un braccio.

Il moro sbarró un pó gli occhi: qualcuno lo stava abbracciando. Poi provó a essere naturale, a non spaventarsi cosí tanto e si ritrovó bene con quella calda mano che gli accarezzava la schiena.

Non erano carezze lussuriose come quelle della sera prima, non erano cose da "sesso" ma solo di affetto, cosa sconosciuta al moro che di tanto in tanto chiudeva gli occhi non capendo bene cosa stesse succedendo nella sua testa impazzita.

Rimasero lí sotto abbracciati l´uno con l´altro, guardando le persone che correvano, la strada che si bloccava, i clacson che bombardavano e la cittá che impazziva mentre loro sembravano gli unici che stavano bene. Tremavano per il freddo ma erano rilassati,forse per la prima volta in vita loro avevano qualcuno con cui condividere la loro vita di merda.



-Hai una casa..o qualcosa del genere?- Chiese Bill guardandolo un´attimo negli occhi.
Il ragazzo alzó il viso che fino ad ora era stato adagiato sulla spalla dell´altro e sorrise.
-In teoria sí, ma non ci torno da tanto tempo...-
-Perché?-
Tom alzó le spalle -Vivevo con un´amico...uno che, batteva come me e faceva la mia stessa vita. Poi peró tre mesi fa mi sono svegliato e lui era accanto a me nel letto come sempre...-
Il ragazzo deglutí cercando le parole giuste per spiegare l´accaduto. -E..lui era immobile. Duro, freddo. Con gli occhi e la bocca aperti... l´avevano fregato. Doveva essere tagliata male o qualcosa del genere..aveva ancora la siringa nel braccio..-

Bill rimase immobile senza smettere di guardarlo in faccia mentre l´altro parlava lentamente, con occhi lucidi facendo scattare lo guardo ovunque e deglutendo di tanto in tanto.
Probabilmente era la prima volta che ne parlava con qualcuno.

-Che bastardi...- Sussurró Bill a denti stretti pieno di odio. Alcuni spacciatori non si facevano scrupoli, pensavano solo ai soldi e non facevano troppo caso a quello che davano e a come. E i ragazzi morivano all´improvviso anche se non era ancora la loro ora.

Tom alzó le spalle ancora una volta.

-E io sono scappato e non ho piú avuto il coraggio di rientrarci. Non so se qualcun´altro l´ha trovato o cosa..non ho voluto piú sapere nient´altro...ho avuto paura. Ne ho ancora.- Ammise.

Bill sospiró sentendosi un pó in colpa per avergli fatto quella domanda. Ma comunuque era stato Tom a raccontargli quella storia. Si conoscevano da pochissimo eppure quel ragazzo sembrava gradire la sua compagnia tanto da raccontargli una cosa cosí importante.

-Tom, cristo. Questo non ti ha portato a provare a..-
-Sí. Ci ho provato tante volte ma..é impossibile.- Taglió corto lui,deciso.

-Col cazzo che é impossbile. Credi che io non mi sia mai fatto?- Replicó Bill staccandosi da lui bruscamente.

Tom sembró infastidito dalla sizuazione e aggrottó le sopracciglia.
-Bill,tu sei stato affidato..o sbaglio? Tu hai una fottuttissima casa, tu hai una vita..tu spacci perché sei una testa di cazzo e non hai voglia di cambiare. Ma io..io non ho niente. Io vivo per strada..non ho nessuno e sopratutto nessun motivo per smettere. A volte sono cosí stanco che dormo per due giorni di fila..e dormirei ancora se qualcuno non mi svegliasse a calci perché sto invadendo qualche spazio pubblico o robe cosí...La droga é il mio unico momento di felicitá,tranquillitá..gioia. È l´unico momento in cui mi sento vivo.-

-E quando scopi?- Ribatté l´altro tagliente.

-Scopo per i soldi, i soldi che mi servono per la droga, E basta.- Rispose ancora Tom,piatto.

Bill si alzó in piedi e si spolveró i pantaloni.

-Bella vita di merda.-

Tom lo guardó dal basso e inclinó un pó un´angolo della bocca.

-Bill..non capisco il tuo atteggiamento verso di me e il mio stile di vita quando tu fai piu´o meno lo stesso..giuro..non ti capisco.-

Bill gli tese una mano e lo fece alzare.

-Vieni con me, ti porto in un posto.-

-Dove?-

-A capire quante cazzate stai dicendo.-

Tom fece spallucce e prese la sua mano, fidandosi solo di lui.






Stavano attraversando il prato inglese correndo come due matti sotto alla pioggia ancora battente. Bill con le mani tremanti riuscí ad aprire la piccola porticina di casa propria e una volta entrati la sbatté violentemente prendendo ad ansimare.

Era bagnato fradicio: aveva tutti i vestiti attaccati alla pelle e le mani facevano male dal gelo. Si piegó sulle ginocchia e andó ad abbracciare per qualche secondo la piccola stufetta elettrica che scaldava il prefabbricato; guardó Tom per chiedergli se ne avesse anche lui bisogno ma il ragazzo avanzava lentamente verso i muri di quei pochi metri quadri, guardandosi intorno estasiato con tanto di bocca aperta.

Le pareti erano totalmente ricoperte di manifesti di concerti avvenuti a Berlino e fuori. Alcuni erano scritti in Inglese e altri in qualche lingua slavo-sassone che Tom non riuscí a decifrare. C´erano diversi nomi, dai piú conosciuti come David Bowie, Alice Cooper, Iron Maiden e Genesis a band poco note, forse coverband che suonavano il venerdi sera in qualche locale sfigato della periferia.


Le date partivano da quattro anni prima, a quando Bill poteva avere si e no dodici anni. E in ogni manifesto attaccato sopra c´éra sempre un biglietto, come a testimoniare che c´era davvero stato.

Poi dischi: ovunque. Il giradischi enorme piazzato di fianco al letto e copertine,testi e spartiti di cose di cui Tom erra solo vagamente a conoscenza per sentito dire.

-È una specie di museo..o cosa?- Mormoró ancora perso Tom di fronte a un manifesto di Michael Jackson, Monaco, 12-04- 1985. Era un pò ingiallito ai bordi e aveva un fascino che persino Tom, assolutamente ignorante in materia, colse al volo.

-È tutto quello che faccio. Qui va a finire ogni centesimo del mio incasso.- Spiegó Bill con un sorriso orgoglioso togliendosi tranquillamente i vestiti al di fuori dei Boxer e buttandosi letto caldo.

Il biondo inizió a togliersi la giacca ma continuó a leggere ogni angolo di quel muro che sembrava testimone di tanta passione, costanza e costruzione di una qualche ossessione maturata in tanti anni.

-Tu spacci..per questo?- Chiese ancora,alibito.

Bill non rispose ma si limitó a mettere le braccia piegate dietro la schiena e a sorridere al piú grande dei posters che lo fissava dall´alto.

-Loro mi danno la forza,loro sono il mio unico stimolo per vivere...solo Loro...-

Tom si sedette accanto a lui e si sdraió lentamente senza chiedere alcun permesso. Dopo poco lo guardó finalmente negli occhi indeciso su cosa fare.

Lo sguardo di Bill era ancora perso, ma brillava fisso su Jackson come se davvero amasse quella persona,pur non conoscendola fisicamente. Per le persone normali questo poteva risultare infantile ma Tom lo trovó solo..curioso.

-I tuoi zii non dicono niente..che sei sempre in giro per il mondo?-

Bill scoppió a ridere di gusto e lo guardó in faccia rilassato.

-Meno mi vedono meglio stanno..povere bestie.-

Tom sorrise.

-Almeno tu hai qualcosa..per cui andare avanti.- Constató tranquillo indicando la faccia enorme di Bruce Springsteen che li guardava dalla parete opposta.

-E tu..tu non hai tipo..passioni..o qualcosa cosí?- Domandó Bill curioso.

Tom scosse la testa negando, poi passò quasi al malinconico. -È una cosa brutta?-

-No, ma é solo un pó...triste.-

-L´unica cosa che mi fa vivere é la stessa cosa che tra qualche anno mi ucciderá perció...- Continuò il rasta, sincero.

-Non puó essere!- Bill si voltó su un fianco tenendosi la testa e appoggiando il gomito al letto, guardó l´altro che fissava il soffitto. -Deve esserci qualcosa..che ti stimola. Qualunque cosa...una passione..un qualcosa che fa parte di te da sempre...-

Tom sorrise e fece brillare i suoi occhi solo per un secondo. Bill si rese conto che stava pensando a qualcosa e cosí gli prese un polso per attirare la sua attenzione.

-Cosa? Dimmi cosa!-

-Niente. È solo passato, fottutissimo passato. Non ha piú importanza ora...- Disse l´altro staccandosi dalla sua presa e rotolando un pochino piú in lá per allontanarsi dal moro che sembrava impazzito.
Prima lo odiava, poi lo cercava.
Prima sembrava disprezzare ogni suo gesto e poi si attaccava a lui come un bambino.
Prima se lo faceva succhiare poi lo sgridava perché batteva.

Bill era la persona piú strana che Tom avesse mai incontrato, ma anche la piú curiosa, interessante e ... forse, piacevole.


Bill infatti lo raggiuse e gli accarezzó la maglietta bagnata con la lingua tra i denti.
-Io devo dirti una cosa..-
Tom sorrise, il ragazzino sembrava voglioso.Non parló ma lasció che l´altro lo accarezzasse in quel modo inesperto ma in un certo senso interessante.
-Quello che mi fai..mi piace, tanto.- Confessó, rosso in viso.
Il biondo scoppió a ridere. Rideva felice, e Bill lo guardava imbronciato.
-Scusami se non ho tutta questa esperienza in fatto di cazzi!- Urló colpendogli il braccio con il palmo della mano.
Tom gli fermó la mano poco dopo e lo fissó negli occhi pieno di desiderio. Bill gli balzó addosso e si mise a cavalcioni su di lui. Gli sfiló la maglietta bagnata e gli slacció la cintura velocemente.
Il biondo rise ancora.
-Piano piano..non avere fretta..mica scappa eh...-
Bill per tutta risposta gli tiró via i pantaloni con un gesto solo. Tom sbarró gli occhi.
Era impazzito per davvero.
-Bill..dimmi una cosa.. quanti anni hai esattamente?-
-Sedici, vaffanculo.- Rispose velocemente prima di muovere il bacino in diverse direzioni prima di trovare il punto giusto, fino a quando i loro bacini si trovassero nel punto giusto da farli rabbrividire entrambi.

Inizió a muoversi avanti e indietro molleggiando sulle ginocchia e guardando l´altro che tirava il collo indietro e sospirava.
Quasi automaticamente trovó giusto abbassare un boco la testa e baciarlo lentamente. Tom gli prese la nuca con una mano e lo tiró ancora a sé per esplorare ancora la sua lingua. Di tanto in tanto gli scostava i capelli dal viso e poi appoggiando i gomiti al letto si alzava un poco anche lui per trovarsi più vicino, più a contatto, più con Lui.

Bill non smetteva un secondo di muoversi sentendosi travolgere dal desiderio sempre di piú, fino a essere stanco. Fino a sudare. Fino ad abbandonare la sua bocca per respirare. Fino a non guardarlo piú in faccia, fino a dimenticarsi persino di lui.
Chiuse gli occhi e alzó la testa per respirare quasi cercando piú aria.
Tom si attaccó ai suoi capezzoli leccandoli e mordendoli quanto piú potesse, tirando forte, ma l´altro sembrava essere su un´altro pianeta.
Gli prese i fianchi, insinuó le mani sotto ai boxer e gli prese il sedere tra le mani affondando le dita nella carne.

-Non basta, non basta piú.- Piagnucoló Bill mordendosi un labbro, devastato.
-Bill..-
-Scopami.-
-Bill..-
-Ti prego.-

Tom lo afferró piú saldamente per poi lo ribaltó finendogli addosso. Gli accarezzó la fronte sudata e gli bació una guancia. Lui ancora respirava a fatica fissandolo con occhi sgranati e colmi di desiderio.
-Bill, ora sei eccitato. Non sai quello che dici..sei piccolo...-
L´altro sgambettó in aria piagnuccolando ancora e anzando il bacino per cercare quel contatto sublime che ormai non gli bastava piú.
-Ti prego, ti daró il doppio...ti prego...-
Tom lo bloccó forzatamente al letto e divenne serio tutto d'un botto. A Bill prese un colpo, sembrava un'altra persona.
-Non trattarmi come una puttana, per una volta.-
Bill si tiró su a sedere contro al muro e lo guardó.
-Tom, cristo!Guarda!- E si indicó in basso.
Entrambi erano molto gonfi in mezzo alle gambe, ma Tom non se la sentiva di fare quel gesto.
Piano piano sentiva di affezionarsi a lui, e non si sarebbe mai scopato un ragazzino che urlava ancora come un pazzo per una canzone d´amore ed era solo cresciuto troppo in fretta,dopo due giorni che lo conosceva.
Doveva ancora vedere i sentimenti di entrambi prima di pensarci.

Lo strinse forte a sé, fortissimo. Respiró il suo odore, leccó il suo sudore e gli bació una mano.
Poi insinuó una mano dentro ai suoi boxer e cercó di farlo star meglio possibile. Lo guardó ansimare, guardó quella bocca rose e quella dentatura imperfetta.
Sorrise davanti ai gemiti molto simili a un pianto, e finí il lavoro che avevano iniziato insieme, trasformando il proprio desiderio solo in affetto.





+++







Camminavano per strada, mano nella mano. Una sensazione nuova per entrambi, che a malapena credevano di volersi bene.
Parlavano,sempre. Di qualunque cosa..e lo facevano di continuo, facendo girare il mondo intorno a loro e disinteressandosene totalmente.

Passarono sul ponte e si fermarono a vedere il Reno incantati. Diversi battelli partivano, e i gabbiani non si contavano. L´aria fresca e l´odore dell´acqua li faceva rabbrividire. Ma era tutto piú bello, perché erano insieme.

Tom salí sulla ringhiera del molo e allargando le braccia respiró a pieni polmoni il vento marino.
Bill rise. -Devo venirti dietro e fare Jack o posso evitare di rischiare la morte?-
-Un´attimo Rose, arrivo subito.- E rimase lí alcuni secondi, ad occhi chiusi.
L´altro nel frattempo lo guardava incantato, la sera stava scendendo e il viso di Tom era illuminato dagli ultimi raggi ritardatari di sole.
La corporatura era resa goffa da quel vestiario a suo avviso ridicolo, ma il sorriso sulle labbra giustificava tutto. Non era eccessivamente bello, ma Bill lo vedeva..interessante. Con dei capelli e dei vestiti decenti probabilmente sarebbe risultato anche figo, probabilmente.

Quando lo vide ciondolare come un birillo peró, aggrottó le sopracciglia.
-Tom, smettila di fare lo scemo, vieni giú.-
Ma l´altro era bianco in viso, e lottava con l´equilibrio per non cadere nell´acqua gelida.
Un battello si avvicinava sempre di piú per attraccare e lui dondolava ancora sui propri piedi sulla ringhiera.

-Tom!- Urló Bill, e si avvicinò immediatamente prendendogli la mano.
Il battello fece suonare la tromba un paio di volte per comunicargli di togliersi da lí, ma Tom sembrava in procinto di vomitare. Sembrava senza forze. Ora aveva gli occhi chiusi e aveva preso anche a tossire convulsamente.

Il timoniere ormai visibilissimo dal vetro,sbarró gli occhi e sbiancó a sua volta.

Bill voló sopra la righiera e lo afferró per la vita, tirandolo giú a forza.
Tom si appoggió con la schiena a un muretto e non aprí gli occhi.

Bill sentí gli occhi bruciare a quella vista.
-Tom ti prego..siamo in mezzo alla gente..riesci a muoverti?Ti prego...-
L´altro sbarró gli occhi e strinse i denti sentendo un dolore lancinante alla gamba destra.
Non parlava, ma non ce n´era granché bisogno perché Bill giá sapeva tutto.

-Ti prego, Tom..ti prego.- gli prese una mano e gli bació un polso. -Ora passa, ora passa...resisti.-

Passó una buona mezz´ora di agonia in mezzo alla gente che li guardava schifati.
Alcuni sputavano fuori qualche parola di disprezzo, alcuni voltavano semplicemente la testa, ma nessuno si avvicinava nel raggio di due metri: nessuno era disposta ad aiutare quei due poveri ragazzi visibilmente in una situazione di difficoltá.

Tom si voltó girando la testa piú possibile e svuotó il rigurgito che gli ballava su e giú dal corpo da minuti ormai.
Vomitó due volte e rimase poi con la testa a penzoloni fissando l´asfalto con le lacrime agli occhi e il naso colante.

Bill cavó di tasca un fazzoletto e gattonó ancora piú vicino a lui pulendogli gentilmente la bocca.
Poggió una mano sulla fronte ancora calda e la tiró un pó su guardandolo negli occhi lucidi e lacrimanti.

-Passato?-

Tom annuí debole e si riaccasció contro al palo allaragando le gambe e cercando di respirare meglio.

-Bill, devo...-

-Lo so, andiamo a casa dai..-

-Quale casa?- Sorrise Tom.

-Casa mia, andiamo.- E si alzó velocemente tendendogli entrambe le mani per aiutarlo ad alzarsi.

Dentro di sè era incerto sul proprio comportamento, ma seguiva solo il suo istinto senza rimurginare troppo cosa sarebbe stato giusto e non fare secondo i propri ideali.
Sentiva di dover aiutare quel ragazzo che neanche conosceva piú tanto solo perché con lui era felice. Con lui girava per la cittá e parlava. Con lui la solitudine non era piú cosí tanta, al contrario di notte si addormentava sorridendo pensando al domani.
Tutte cose a cui Bill non era abituato. Bill non aveva mai conosciuto sentimenti come l´affetto, l´amicizia, l´altruismo o il desiderio di aiutare qualcuno. Bill era cresciuto pensando solo a sé stesso e alla sua musica e non si era mai interessato del resto.

Camminó a passo svelto tenendo Tom a braccetto che a stento riusciva a mettere un piede avanti all´altro. Non parló con lui, assorto nella sua mente cercó di cercare i pezzi giusti per comporre quel puzzle che stava prendendo forma nel suo volere.


+++





Tom era seduto sul letto che tremava.
Bill in ginocchio sul pavimento freddo gli prese il braccio tra le mani e lo legó con un laccio emostatico per poi picchiettare all´altezza dell´avambraccio con due dita in attesa di vedere l´endovena.

Preparó velocemente la siringa con gesti meccanici e poco calcolati e sciolse lí dentro mezza dose.

-Non fare lo stronzo.- Disse velocemente tra un respiro e l´altro.

-Tu stai zitto.O fai quello che decido io o te ne puoi andare anche subito.Hai soldi con te? Conosci qualcuno che nel giro di poco tempo puó darti di meglio?- Rispose velocemente preso dalle proprie azioni e senza guardarlo neanche.
-Figlio di puttana, riempila!- Sbottó nervoso a denti stretti, quasi incattivito.

Per come era fatto, Bill avrebbe voluto alzarsi e fracassarlo di botte tanto da ucciderlo. Ma si morse solo il labbro inferiore e ignoró quella provocazione. Gli prese ancora il braccio tra le mani e una volta individuato l´obiettivo iniettó la sostanza.

Tom sospiró, totalmente sudato dalla testa ai piedi. Chiuse gli occhi e dopo alcune smorfie si lasció abbandonare sul cuscino respirando regolamente. Guardó il soffitto sopra di se e in quel momento di benessere improvviso si domandó se davvero poteva esistere una vita al di fuori di quella che conosceva lui.
No. La sensazione che gli dava quella sostanza nociva era troppo sublime per pensare di farne a meno. Non poteva, non ce l´avrebbe mai fatta a rinunciarvi.

Si voltó verso Bill e lo vide intento a cambiarsi con roba pulita e asciutta dietro l´anta dell´unico armadio che ammobiliava la stanza.

Il vento e la pioggia battevano contro le finestre e piú di una volta un lampo illuminó il corpo slanciato di Bill. Tom sorrise: era il ragazzo piú bello che avesse mai visto.

Improvvisamente peró il sonno s´imposessó di lui tanto da fargli chiudere gli occhi immediatamente, anche se per pochi secondi.

-Bill, vieni qui..- Farfuglió mezzo morto allungando un braccio in sua direzione.

Ma Bill si avvicinó e dopo avergli dato un bacio sulla fronte si sistemó il colletto della giacca.

-Ora devo andare...ci vediamo domani mattina. Riposati..-

Tom mugugnó contrariato. -Voglio venire con te!- Esclamó spalancando gli occhi.
-No! Devi riposarti..arrivo tra qualche ora..stai qui.-


Una volta assicuratosi che Tom dormisse profondamente uscí di casa velocemente. Era passata la mezzanotte a grazie a dio aveva cessato di piovere. L´aria era fredda, e il vento piuttosto forte, ma l´anima di Bill era cosí leggera che camminava tranquillo per le strade con espressione rilassata e felice, come forse non era mai davvero stato.

Nonostante si sentisse bene l´episodio l´aveva fatto spaventare. Sapeva cosa fosse una crisi di astinenza, ne aveva visti parecchi in quelle condizioni. Ma Tom gli aveva fatto effetto, lui si era proprio sentito quasi piú male dell´altro a vederlo in quelle condizioni.
Aveva sofferto come un cane ma non l´aveva dato a vedere per dargli forza.
Ci avrebbe provato, avrebbe provato ad aiutare quel ragazzo ad ogni costo.
Non importava quanto ci sarebbe voluto, e quanto ci avrebbe dovuto litigare. Tom gli voleva bene e Bill l´aveva capito.

Bill sapeva anche che la droga ti ruba l´anima. Ti ruba te stesso. Potresti dire la odiare la persona che ami se sei drogato. La droga ti logora dentro, e ti uccide lentamente lasciandoti solo. Ma per fortuna Tom non era solo.



Si infiló nel vicolo piú buio della zona e suonó il campanello di un portone piuttosto malridotto, la porta scattó subito con un gracchio fastidioso.

Salí le scale piuttosto in fretta e una volta raggiunto l´ultimo piano con l´agilitá di una gazzella scostó l´ultimo portone in legno, giá aperto precedentemente.

-Sono Bill.- Urló chiudendo accuratamente la porta alle sue spalle.

Superó diverse stanze: l´appartamento era tipico degli anni 90..tappezzerie atroci sulle pareti..pavimenti mosaicati con le medesime fantasie..e solo una piccola televisione in cucina a far da sottofondo.

Il Grosso,cosí lo chiamavano, era seduto davanti a essa a fumarsi quella che doveva essere l´ennesima sigaretta della giornata. Stravaccato sulla poltrona placidamente guardava il noziziario della notte storcendo la bocca di tanto in tanto.
Alle sue spalle i suoi quattro fratelli giocavano a carte rumorosamente urlando come dei ragazzini. Avevano tutti piú di trent´anni ma non erano di certo persone mature.

Bill alzó il sopracciglio alla loro vista e si rivolse subito al Grosso.
-Scusami se non mi sono fatto vedere ultimamente..- Si giustificó subito ripensando a quanto avesse trascurato il lavoro per i recenti avvenimenti.
Lui scrolló le spalle tranquillo. Indossava una cannotiera bianca che faceva risaltare ancora di piú le braccia tatuate, in anni e anni di carcere.
-Quanta te ne serve?- Arrivó subito al dunque alzandosi dalla poltrona e scrollandosi le mani piene di briciole-probabilmente di patatine- sui jeans.
Bill sembró pensarci un´attimo su.
-Fai il solito, conto di riprendere a lavorare un pó di piú..-

Uno dei fratelli del grosso distolse l´attenzione dalle proprie attivitá e mise gli occhi su Bill, leccandosi il labbro inferiore.
-Dio mio Bill...cosa ti farei,solo Dio lo sa!-
Gli altri scoppiarono a ridere battendo le mani sul tavolo e spanciandosi come degli idioti.

Il Grosso si voltó verso di lui con occhi vitrei.
-Michelle, chiedi immediatamente scusa a Bill.- Intimó calmo.
Il ragazzo storse la bocca.
-Sarebbe lui a dover chiedere scusa a me per i pensieri che mi fa fare!Io non sono mica un culattone, che cazzo!-
Bill non rispose minimamente toccato da tanta volgaritá e sfrontatezza ma mise solo una mano sul fianco per affermare la propria autoritá.
-Groß, lascia stare dai, dammi la roba che devo andare..- Cercó di far capire la propria fretta all´uomo che peró sembrava irremovibile; egli mise la mano dietro ai pantaloni e puntó l´arma da fuoco verso il fratello che sbiancó all´improvviso.

-Mentre voi eravate a giocare con I lego, questo ragazzo che voi chiamate Frocio ha contribuito allo smercio della mia roba in tutta Berlino e non solo. Voi alla sua etá non avreste mai avuto le palle neanche di provarci da quanto vi bruciava il culo!-

Bill sorrise sentendosi un pó orgoglioso. Faceva pur un lavoro di merda, ma lo faceva bene ed era rispettato da tutti nel giro. Era piccolo ma con i coglioni, e questo lo sapevano in molti.

-Chiedi, scusa a Bill. Adesso.- Sibiló avvicinandosi con l´arma sempre puntata al fratello piú piccolo, che aveva si e no vent´anni.

Il ragazzo abbassó la testa vergognato a morte e si avvicinó verso il moro che lo guardava, tranquillo.
-Scusami, non avrei dovuto...mio fratello ha ragione. Tra me e te sicuramente tu sei piú uomo di me.- Sussurró malinconico.
Il Grosso sorrise compiaciuto e ripose l´arma dietro ai pantaloni. Poi fece cenno a Bill che lo seguí in camera da letto.




+++






La serata era andata da dio: aveva guadagnato bene e si era comprato anche un panino dal chiosco notturno vicino ad AlexanderPlatz; Ultimamente aveva anche piú fame del solito.. girava tutta la cittá tutto il giorno per una ragione o per l´altra e Tom, beh..aveva la capacitá di metterlo di buon umore sempre..cosa che ultimamente non faceva proprio parte di sé.

Le radio non trasmettevano di nessun concerto interessante ormai da piú di un mese e Bill non aveva nemmeno sclerato piú di tanto. La musica era sempre nella sua testa ma ora Tom stava un pó colmando quel vuoto che spesso s´impadroniva di lui, e che neanche la musica riusciva a sanare completamente.

Aprí il cancello di casa e invece che dirigersi verso il prefabbricato attraversó il giardino fino ad arrivare alla porta della villa.
Bussó inutilmente e una volta apprese le sue poche possibilitá di essere accolto scavalcó malamente dalla finestra sul retro, cadendo anche come un´idiota e facendosi male.

Salí le scale velocemente e si intrufoló subito in bagno per lavarsi.
Si concesse una lunga doccia calda riflessiva e una volta uscito bestemmió in quattro lingue.
-Bravo Bill, Bravo come al solito!- Urló da solo maledicendosi.
Aveva dimenticato di prendere un cambio pulito.
-Fanculo.- Abbandonó i vestiti lordi nel cestello e uscí in accappatoio e scarpe da ginnastica,pronto a tornare a casa propria in quello stato.

Alle sei di mattina la gente iniziava a uscire e lui pregó Elvis Presley di aiutarlo a far si che nessuno passasse nella via dove si affacciava la proprietá dei suoi zii.

Corse come un pazzo in mezzo al giardino in accappatoio tremando per il freddo e l´aria mattutina e una volta in casa sbatté la porta soddisfatto.

Poi storse la bocca, ricordandosi che qualcuno dormiva nel suo letto.
Ma Tom sembrava non aver sentito nulla.

Si avvicinó a lui osservandolo dormire profondamente e gli accarezzó una guancia tiepida. Non gli aveva lasciato nemmeno un pó di posto, quello stronzo.

Fece spalluccie e si abbandonó alla poltrona lí di fianco.
Provó a dormire ma non ci riuscí.
Rimase lí immobile a guardarlo, a fissare ogni tratto del suo viso, a sorridere mentre si muoveva inconsciamente per grattarsi il naso o una guancia con fare infantile e tenero.






Tom non si sveglió quella mattina, e neanche di pomeriggio. E Bill era lí fermo, senza muoversi di un muscolo.
Nemmeno la notte dopo dava segni di destamento. E Bill era ancora lí.
Non aveva mangiato, non era andato al bagno. Era rimasto lí accanto a quel letto senza una ragione propria.





Finalmente dopo le tre del pomeriggio sucessivo, il biondo aprí lentamente gli occhi.
Bill sorrise, stanco e spossato dalla sua posizione. -Buongiorno Aurora.! - Scherzó.
Tom si mise su a sedere massaggiandosi il viso distrutto da tutte quelle ore di sonno, e Bill non si mosse invece, continuando a sorridere ironico.
-Quanto cazzo ho dormito?- Domandó spaventato.
-Esattamente due giorni di fila, credevo fossi morto...ma poi a un certo punto hai russato cosí forte che temevo avessi una caffettiera nella pancia...-
Tom si alzó subito odorandosi le ascelle.
-Ho bisogno di lavarmi..faccio schifo.-
Bill annuí e guardó l´orologio.
-I bastardi dovrebbero essere giá usciti..vieni con me.-
Prima di uscire peró prese un cambio pulito per entrambi e guidó il ragazzo in quella casa che tanto odiava.

Si lavarono insieme ridendo a giocando come due idioti. Ad un certo punto, quando entrambi i loro visi erano pieni di schiuma, Tom passó il palmo della mano all´altezza della bocca di Bill liberandola dal sapone, e lo bació castamente.
L´altro una volta concluso il bacio si fece stringere tra le sue braccia e si beó dei loro corpi caldi e ancora un pó intorpiditi, a contatto.

-Oggi possiamo uscire ancora insieme?- Domandó incerto Tom sperando che Bill non lo cacciasse fuori.
Bill sorrise.
-Certo che si..- Trovó naturale rispondere, tutto arrossito e con un sorriso pari a quello di un bambino che stringe il proprio peluche.





+++







Una volta usciti di casa, si presero per mano nella maniera piú naturale e spensierata possibile. Nessuno dei due aveva calcolato la minima possibilitá di farlo, semplicemente dopo aver camminato qualche metro uno fianco all´altro, avevano intrecciato le loro mani continuando a parlare come se niente fosse.

A entrambi batteva il cuore, me nessuno era intenzionato a dimostrarlo.
Forse per paura dell´altro, probabilmente per paura di se stesso.

A volte capitava che si staccavano quando il loro congiunto cammino presentava ovvi ostacoli, ma appena di nuovo possibile si riattaccavano l´uno all´altro, senza rimuginare inutilmente il perché o il percome. Ne sentivano il bisogno, e lo facevano.

Passeggiando ancora sul ponte che attraversava l´Elba, Bill non poté fare a mano di fissare quel molo dove due giorni prima Tom aveva attraversato una crisi di astinenza non propriamente lieve.
Rivedette davanti a sè quei momenti di dolore e paura fissando insistentemente il palo dove il ragazzo si era appoggiato per rimettere, e dopo accasciato privo di forze.

Tom si rese conto di cosa stava guardando Bill e gli strinse un poco la mano nella sua, attirando la sua attenzione.

-Avevi giá visto...qualcosa del genere?- Domandó stupidamente.

Bill storse un´angolo della bocca e si voltó verso di lui, un pó irritato.

-Devo ricordarti cosa facevano i miei genitori?- Sputó, tagliente.

Tom chiuse gli occhi maledicendosi da solo per aver trascurato quel ricordo e aprí la bocca un paio di volte, senza sapere cosa dire. Bill lo precedette.

-Tranquillo..- Si rilassó infine. -Non me ne é mai fregato niente di loro..-

Tom deglutí.

-Non ci credo.- Lo contraddisse, guadagnando solo la mano di Bill che si sfiló all' istante dalla sua.

Il moro acceleró il passo non desiderando parlare con lui di quell´argomento e Tom lo raggiunse immediatamente aggrappandosi di nuovo alla sua mano.

-Scusami Bill, scusami. E´ che...tu vuoi tanto fare il duro, ma secondo me non lo sei. Tu sei capace di voler bene alle persone, tu sei una persona tanto dolce che, non riesco a pensare che non abbia mai voluto bene a qualcuno..scusami!-

Bill si bloccó sul posto.

-Cosa hai detto che sono?- Domandó, un pó sconvolto da quell´aggettivo.

Tom lo spinse verso il muretto del ponte e gli carezzó entrambi i fianchi con le mani. Lo guardó negli occhi profondamente vedendoli diventare lucidi.

-Ho detto che sei dolce. Tantissimo dolce. La persona piú dolce che io abbia mai incontrato.-

Dagli occhi del moro scese una sola lacrima che Tom raccolse con un sorriso. Si avvicinó ancora un poco a lui e lo bació con quanta piú attenzione potesse.
Bill si aggrappó alla sua felpa e lo bació anch´egli ripetutamente.
Gli lasció tanti baci sul viso fino a farlo ridacchiare.

-Bill, ti prego..io stavo cercando di farti una dichiarazione seria e tu..mi tratti come se fossi un peluche!-

Bill rise e lo strinse fortissimo.

-E´ colpa tua se sto uscendo di testa, vaffanculo..stronzo!-

-Ora ti riconosco!- Esclamó l´altro sedendosi sul medesimo muretto e portandoselo davanti, facendolo incastrare tra le proprie gambe.

Bill appoggió la testa sulla sua spalla e si asciugó gli occhi con un lembo della sua felpa.

Tom gli carezzó un poco la testa passando le dita sui capelli corvini laccati tanto da sembrare finti, ma non fece battute per non essere cacciato giú nel fiume nel giro di pochi secondi.

-Bill, dimmi una cosa...perché mi hai dato mezza dose l´altra sera?- Domandó improvvisamente ricordando cos´era successo qualche giorno prima.

Bill alzó il viso incontrando il suo sguardo.

-Perché..voglio provarci...- Ammise, colpevole.

Tom scosse la testa non credendo all´intento del ragazzo.

-Dai...non diciamo cazzate. Perché poi? Per cosa?- Domandó innocente cercando una spiegazione a quella che ormai era diventata per lui un´utopia ridicola.

Bill si morse il labbro, ma non frenó la lingua. Dopotutto, che male c´era a esprimere le proprie idee, i propri pensieri..le proprie sensazioni?

-Perché..ti voglio bene.- Sussurró un pó a fatica.

Tom sorrise felice sentendo il cuore battere forte. Lo strinse di nuovo a sé baciandogli la fronte e poi gli prese il mento tra due dita costringendolo a guardarlo.
-E´ bellissimo quello che mi dici, ma...ormai ce l´ho nel culo.- Ammise facendo spallucce. -E´ dalla tua etá che mi faccio e so che ho bisogno di quella per vivere, non riuscirai a disintossicarmi, Bill. Ti ringrazio di stare accanto a me, é bellissimo quello che sto vivendo, te lo giuro su ogni cosa possibile. Ma la droga per me é indispensabile, io senza la droga non vivrei una settimana..- Confessó afflitto.
-Questa sera come minimo avró un´altra crisi...giá la scorsa notte mentre non c´eri ho patito le pene dell´inferno e ho vomitato in giardino..- Concluse sorridendo malinconico.

Bill si lasció scappare un´altra lacrima e gli bació una mano senza mollarla dalla sua.

-Fammici almeno provare, ti prego. Ti chiedo solo questo: lascimici provare.- Pregò fissandolo dritto negli occhi, con lo sguardo pieno di speranza e di desiderio di fare.

Tom non rispose, scese dal muretto e sempre tenendolo con se ricominció a camminare provando a credere in quello che diceva l´altro. Una vita normale, un´esistenza sana... un domani piú certo. Bill, accanto a lui.

Non parló tutta la sera e l´altro lo rispettó senza volerlo forzare. Mangiarono in un ristorante cinese a spese di Bill e non parlarono ancora fino alla sera, vivettero di sguardi, sorrisi e baci, proprio come due innamorati.


+++





Bill entró nella cabina doccia e tiró dietro si sé Tom. L´aveva giá iniettato e impasticcato di Valium da mezz´ora, e prima che lui si addormentasse placidamente come un orso in letargo lo voleva, per sè.

Il biondo era iperattivo e si avventó subito famelico sul suo collo, stringendogli i capezzoli da dietro. Gli morse una spalla sentendolo ansimare e si inginocchió aprendo intanto l´acqua.
Bill era appoggiato al muro con le braccia tese e cercava di repirare mentre l´altro gli leccava la schiena all´altezza dell´attacatura delle natiche.
Tom le allargó un poco con l´ausilio delle mani e subito insinuó la sua lingua in quel posto proibito. Mise ancora un poco le ginocchia avanti e si posizionó esattamente sotto di lui con il mento rivolto verso l´alto per ovvie ragioni.
Accarezzó ovunque, leccó praticamente dappertutto e Bill si sentiva andare a fuoco, nonostante l´acqua che lo accarezzasse fosse appena tiepida.

Tom muoveva la lingua ora sui suoi testicoli e ci ansimava sopra facendogli percepire proprio lí le vibrazioni delle proprie corde volcali. Li prese anche in bocca muovendo la lingua lentamente al proprio interno.

Bill sentí il cuore in gola e si afferró immediatamente il pene ormai di marmo. Mosse la mano velocemente in maniera scomposta ma Tom gliela morse facendolo ritirare immediatamente. Rassegnato, continuó a sorreggersi alle piastrelle scivolose.

Tom tornó sul suo ano e ci infiló la lingua in mezzo, per poi forzarlo un poco con un dito.

-Tom!- Squittí l´altro saltando per l´ennesima volta sul posto.

Stavano davvero oltrepassando il limite a lui conosciuto e Bill sentiva un poco di paura pervaderlo. Non era mai stato..penetrato. Non ne aveva mai sentito il bisogno..alla fine era un ragazzino e le poche sporadiche avventure sessuali che aveva avuto non erano minimamente paragonabili al coinvolgimento emotivo e fisico che gli dava Tom quando lo toccava, o lo leccava, o più semplicemente gli dava solo un bacio. Quelle erano cose da "grandi". Da persone che si volevano bene, che volevano "fare l'amore seriamente". Tutte cose che Bill neanche aveva mai sentito per sbaglio.

Si tappó la bocca per non urlare quando l´altro introdotte tre dita muovendole cordinatamente al suo interno. Faceva male, ma era un dolore appena accennato dal momento che la passione lo sovrastava in una maniera sconvolgente.

Tom continuó ancora diversi minuti a lavorarci aiutandosi con la lingua e senza dare il minimo sollievo alla propria erezione, che sembrava incendiarsi tra le proprie gambe.

Si tiró su e abbracció Bill dolcemente leccandogli un´orecchio.

-Te la senti?- Domandó, per essere sicuro che l´altro fosse pronto.

Bill per tutta risposta gli afferró il pene in una mano facendogli sgranare gli occhi.

-Devi.- Disse a denti stretti fissandolo negli occhi come se avesse voluto mangiarselo.

Tom sorrise e scostó gentilmente la sua mano da dove si trovava.

-La tua dolcezza mi commuove.- Ironizzó baciandolo sulle labbra e negandogli cosí la possibilitá di replica.

Bill si arpionó a lui desiderando il massimo contatto fisico con tutto se stesso e piagnuccoló contro al suo petto mentre si strusciava insistentemente contro l´altro sesso.

-Girati, amore.- Consiglió prendendogli poi dolcemente i fianchi e voltandolo, facendo aderire il suo petto al muro.

-Ripetilo, ti prego, ripetilo prima..- Supplicó piangendo disperatamente di gioia, come un pazzo.

Non si era mai sentito cosí in tutta la sua vita: sentiva di provare un sentimento importante per quel ragazzo cosí uguale agli altri. Si sentiva in dovere di trovarsi lí con lui, sembrava tutto...fatto apposta per esistere in quel modo. Sentiva i suoi baci, il suo affetto dimostrato tanto da sembrare ovvio. Sentiva quel corpo attaccato al suo come una benedizione, come un raggio di luce in una vita scura come il buio piú totale.

Tom afferró la sua mano tenendola attaccata alla barra di metallo per dare più stabilitá a entrambi.

-Amore, amore mio, chiudi gli occhi e respira, per favore.- Chiese, per poi baciargli ancora una spalla da dietro.

Si afferró il proprio membro con due dita e con il resto della mano aprí le sue natiche puntandolo a contatto con l´orefizio.

Bill sibiló sentendo quella presenza cosí calda all´entrata di sé e strizzó gli occhi sperando di non sentire troppo male.

Tom era eccitato tantissimo, ma l´eccitazione emotiva sovrastava quella carnale tanto da prendere tutto il tempo possibile e usarlo nel migliore dei modi. Quando scopava per necessitá di solito era piuttosto rude,violento e distaccato in ogni modo possibile.
Ma ora che si trovava con Bill, tutto era diverso. Sentiva il profondo bisogno di infondergli amore, piú che piacere; di fargli comprendere quanto quel gesto fosse dettato da un sentimento interno, piuttosto che da un qualsiesi bisogno lussurioso fine a se stesso.

Lo penetró con quanta piú delicatezza riuscí a fare, e sentí l´altro irrigidirsi tra le sue braccia. Si spaventó tantissimo preoccupato da quella reazione ma poi ricordó com´era stato anche per lui e respiró prima di introdursi ancora píú a fondo.

Gli bació una tempia e gli sussurró all´orecchio di stare tranquillo, che lui era lí e sarebbe stato presto bello.
Bill sorrise anche se con il viso contratto dal dolore.

-Vai avanti, ti prego.- Sussurró a fatica Bill, battendo i denti dal tremore. Si sentiva debole e sconfitto dal dolore fisico, ma non sapeva spiegarsi come le emozioni di Tom lo attraversassero completamente facendogli percepire ogni suo sentimento.

Era come se ogniuno infondesse nel corpo dell´altro tutto ció che pensava e provava in quel momento, e riuscisse a sentirsi bene in ogni caso. A combattere contro la paura e il timore di soffire a far soffrire, c´era schierata la premura, la dolcezza e la fiducia...infine l´amore. Sentimento cosí estraneo per entrambi fino a quel moemento ma dimostrato con estremo desiderio tanto da risultare scontato.

Tom scivoló fuori dal suo corpo e ci ritornó con un poco piú di vigore sempre stringendo il corpicino dell´altro tra le sue braccia. Con la mano libera gli accarezzó dolcemente il pene avanti e indietro, in maniera lieve e gentile, sentendolo sospirare.

Quando ebbe la certezza assoluta che egli non provasse piú dolore ma piacere,si spinse dentro di lui ancora con piú energia e costanza fino a iniziare a sentire anch´egli i primi spasmi di godimento.

Bill, arpionato dalla propria posizione inizió ad assecondare le sue spinte sentendo sempre piú piacere e desiderio dentro di se. Gli piaceva sentirsi pieno di Tom, godeva dei suoi movimenti tanto da volerne sempre di piú. Faceva sbattere la sua schiena contro al suo bacino quasi insistentemente, come se non bastasse mai.

L´altro sorrise e ridacchió contro al suo orecchio gli bació di tanto in tanto il collo.

-Volevo chiederti se andava tutto bene ma...sembra che non ce ne sia bisogno!- E gli afferró una mascella costringendolo a girare la testa. Gli infiló la lingua in bocca forse con meno grazia mentre sbatteva il proprio bacino contro di lui, entrando sempre piú in profonditá del suo corpo.
Bill rispose subito al bacio leccando ed assaporando ogni angolo delle sua bocca e ritrovandosi poi a ingoiare la sua saliva per non soffocare.

Il moro ansimó nella sua bocca sentendo di varcare la solia dell´orgasmo.
Tom se ne accorse e continuó a pompare sempre piú forte e con piú energia. A entrambi tremavano le gambe ma piuttosto di smettere sarebbero morti. Era tutto troppo bello, e troppo nuovo per interromperlo. Era come una cosa mai desiderata prima, una sorpresa bellissima.

Bill intanto veniva copiosamente nella mano dell´altro, con forti schizzi continui, ansimando forte e cercando respiro nella bocca dell´altro.
Tom poi si staccó da essa per prendere aria e continuó sempre a muoversi, a spingersi dentro di lui sentendosi quasi alla fine.
Diede ancora qualche colpo bel assestato e calcolato, poi si tiró fuori appena in tempo per venire ancora tra le natiche dell´altro, intento a uscire.
Si mosse ancora un poco contro al suo corpo, scusandosi sorridendo, ma l´altro non rispondeva nemmeno, troppo felice e fuori di sé per fare caso ai particolari. Sentiva il suo liquido scorrergli sul sedere, e in parte tra le natiche, sentiva il suo pene strusciarsi ancora contro di sé e gli faceva piacere, anche se ormai non era piú molto eccitato.
Ma Tom ne aveva ancora un pochino e Bill trovó opportuno girarsi. Si appiccicó a lui baciandogli il collo e glielo prese in mano muovendo in maniera inesperta su e giú, sentendo l´organo turgido e ancora gonfio. Il biondo sorrise e si lasció masturbare, beandosi di quel tocco giovane e insicuro. Bill lo guardava estasiato e continuava il suo compito fino a farlo svuotare del tutto.

Quando ebbero finito si accasciarono sempre abbracciati in un´angolo della doccia, sentendo solo lo scrosciare dell´acqua sopra ai loro corpi sfiniti e appagati.

Tom poi senza dire una parola afferró una spugna e dopo averla insaponata a dovere la passó sul corpo dell´altro, pulendolo e detergendolo accuratamente.
Bill fece lo stesso con lui e si sciaquarono insieme senza dire una parola, assaporando a pieno quei momenti che sapevano, sarebbero rimasti indelebili nella mente di ognuno.

La loro prima volta insieme era stata sicuramente per entrambi il momento piú emozionante e intenso che avevano mai avuto fino a quel giorno.



+++





Bill quella sera fu sgridato e insultato dai suoi zii che avevano sentito tutto attraverso i muri.
In effetti i due ragazzi non avevano proprio fatto di tutto per non farsi sentire, e proprio mentre stavano uscendo quasi dalla casa per tornare nel prefabbricato, lo zio -che si era destato dal letto- aveva afferrato per il colletto il nipote
e l'aveva attaccato al muro con poca grazia.
Bill sorrideva tranquillissimo mentre Tom fissava la scena impietrito e spaventato a morte.

Il moro fu insultato con una cattiveria disumana e una volta incassato la ramanzina con tanto di augurio all´inferno tornó al casa
insieme a Tom, ridendo come un pazzo.

Il rasta chiese spiegazioni su tanta cattiveria ma Bill non voleva parlare molto dei suoi zii, della sua vita a casa, della sua famiglia in generale e preferí cosí non rispondere.

Era troppo felice, troppo pieno d´amore per far caso a certe cazzate per nulla importanti. Aveva la mente annebbiata dal piacere e dalla felicitá, era come se fosse entrato in un mondo tutto suo, dove tutto era bello e piacevole. Dove la tristezza o la rabbia non esistevano minimamente.

Tom all´ennesima crisi di risa di Bill trovó saggio abbracciarlo e farlo andare insieme a lui sotto al piumone, dato che ancora stava scimmiottando per la stanza come un´imbecille.

-All´inferno, andremo tutti all´inferno...noi FROCI. Ahahahahahahahaha! Che bella parola..FROCIO. Io sono FROCIO, tu sei FROCIO...e siamo TANTO TANTO FELICI!-

-Bill..dove hai messo la mezza dose che non hai dato a me?- Domandó il biondo preoccupato seriamente.

Il moro non rispose, ma gli prese una guancia e lo avvicinó a se per quella, facendogli anche un pó male.

-Lo sai che sei bellissimo?- Gli chiese, covinto.

-Oddio..Bill che fine ne hai fatto di te stesso?- Tom sembrava davvero scettico circa il buon´umore di Bill, che mai aveva conosciuto a livelli del genere. Sembrava un´altra persona! Dov´era il Bill cupo, tagliente e merdoso che aveva conosciuto quella sera alla fermata?

Poi infatti improvvisamente si calmó e si accoccoló tra le sue braccia addormentandosi circa due minuti dopo, di colpo.

Tom sospiró e poi sorrise accarezzandogli la schiena.

-E menomale che il drogato sono io..-

E proprio dopo quella battuta sospirata quasi senza pensarci... un vaffanculo gli arrivó sussurrato con immensa pacatezza all´orecchio, appena percepibile.

Sorrise ancora a quel mucchietto d´ossa pieno di vitalitá e carattere, e chiuse gli occhi raggiungendolo nei suoi sogni.





To Be continued. . .
 
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barby's
view post Posted on 17/11/2012, 17:31




Finalmente una storia diversa, sarebbe stata una splendida long... un Tom nuovo, alla deriva di se stesso, ma non ancora perso ed un Bill, che nonostante tutto, ha la foza e la ribellione tipica di quell'età... due anime sbandate che si son trovate forse... vivere è difficile, ma sopravvire lo è ancora di piu' a volte, se sei solo... aspetto la seconda parte e ti faccio tanti tanti complimenti
 
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marty rock 97
view post Posted on 18/11/2012, 22:41




CITAZIONE (barby's @ 17/11/2012, 17:31) 
Finalmente una storia diversa, sarebbe stata una splendida long... un Tom nuovo, alla deriva di se stesso, ma non ancora perso ed un Bill, che nonostante tutto, ha la foza e la ribellione tipica di quell'età... due anime sbandate che si son trovate forse... vivere è difficile, ma sopravvire lo è ancora di piu' a volte, se sei solo... aspetto la seconda parte e ti faccio tanti tanti complimenti

è stupenda.Up
 
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Schuldig Innocence
view post Posted on 30/11/2012, 22:55




Io quoto barby's, sarebbe stata una gran long!
Sai mi ha dato una certa emozione sentir descrivere il corpo di Bill come "corpicino" ho potuto riaverlo, per il tempo che ho letto, come Bill era, invece di quel ragazzone super muscoli che è ora, gran figo d'accordo, ma il fisico di prima si sposa meglio con la fantasia letteraria. O almeno con la mia idea della stessa. :P
Questa storia nuda, cruda, mi piace molto. E mi piace che in tante tenebre, loro due siano luce l'uno per l'altro. So che hai postato già la seconda parte, conto di leggerla al più presto.Per ora ti dico: brava.
 
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3 replies since 15/11/2012, 12:22   241 views
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