| [ ] Frasi in tedesco e, ove segnato, in inglese
Autore: Lally-chan Titolo: Le decisioni che cambiano la vita Raiting: G/PG - Nc17 Genere: Romantico - Long fic - "comico"(in senso lato.) Avvisi: Angst - Lemon Riassunto: Sequel di "incontro inaspettato"
Disclaimer: I Gemelli Kaulitz non mi appartengono in nessun modo. Tutto ciò che è scritto di seguito è puramente inventato senza nessun riferimento alla realtà dei fatti,e niente di ciò che è descritto è a scopo di lucro.
Prologo
Dei piccoli vagiti provenirono dalla stanza al primo piano di una villetta immersa nel nulla. Una bambina si era appena destata da un lungo sonno e chiedeva di essere aiutata perché qualcosa in lei non andava. Dalla camera accanto, una giovane ragazza aprì gli occhi e sbadigliò assonnata voltandosi di lato, per osservare il rasta che le dormiva accanto, non certo intenzionato a svegliarsi. La giovane sbuffò contrariata dal fatto che quel ragazzo avesse un sonno tanto pesante da non sentire neanche i cannoni, e si tirò su dal letto avviandosi lentamente verso le piccole urla che sembravano non voler finire mai. Entrò nella stanzetta buia e subito si avvicinò al piccolo lettino, posto in un lato della camera, osservando la neonata che zampettava furiosa verso l' alto bisognosa di attenzioni. < Cosa c' è piccola mia? > chiese la ragazza sporgendosi nel lettino per prendere in braccio la bimba. < Cosa ti ha svegliato, eh? > La neonata mosse convulsa le manine verso la giovane e continuò a piangere mentre si aggrappava alla vestaglia della madre come a darle la risposta a quella dolci domande. < Si...si...ho capito. > sorrise la ragazza prendendo una sedia li vicino e sedendovicisi prima di aprire leggermente la vestaglia ed avvicinare la piccola al seno. < Adesso va meglio vero? > continuò a sorridere la giovane osservando la figlia che succhiava avida il latte materno. < [...Laura?] > L' interpellata si voltò verso la porta della stanza e intravvide una sagoma scusa poggiata sullo stipite della porta. < [Signora Kaulitz...] > la riconobbe subito. < [Aghata l' ha svegliata?] > domandò preoccupata. < [Mi dispiace.] > < [Non importa; e poi non è certo colpa tua.] > rispose gentile la donna. Laura le sorrise e tornò a guardare la neonata. < [Cresce a vista d' occhio, vero?] > < [Già.] > disse Simone avvicinandosi alla ragazza. < [E diventa bella ogni giorno di più.] > aggiunse accarezzando la testolina della nipote. Laura si sentì orgogliosa di quei complimenti e si crogiolò nella parole della suocera, così gentili e sentite, sorridendole grata della bontà ch aveva nei suoi confronti. < [E' soprattutto merito di suo padre.] > affermò imbarazzata lei. < [Da me ha preso a malapena gli occhi.] > < [Non dire così.] > le sorrise la signora Kaulitz poggiandole una mano sulla spalla sinistra. < [Un figlio è merito di tutti i due i genitori in egual misura.] > disse con tono gentile. < [E tu non hai nessun motivo di sentirti inferiore a mio figlio.] > < [La ringrazio signora Kaulitz.] > < [Simone.] > la corresse la donna. < [Devi imparare a chiamarmi per nome.] > < [Si.] > annuì con un velo di imbarazzo nella voce lei, riposando la figlia addormentata nella sua culla. < [Ci proverò.] >
***
Laura si rigirò nel letto e sentì delle sensuali labbra serrare le sue in un bacio matuttino che sembrava quasi un sogno, visto lo stato di torpore in cui era ancora la giovane. < Umhhh... > sibilò la ragazza sentendosi inesorabilmente trascinata via dal suo sonno ristoratore. < ...Tom... > < [Si.] > sorrise lui separandosi dall' amata. Laura aprì gli occhi ancora impastati dal sonno e incontrò il viso allegro del rasta. < [Buon giorno.] > salutò il chitarrista sovrastando la giovane. < [Dormito bene?] > La ragazza annuì e si lasciò scappare uno sbadiglio. < [Si, ma avrei preferito continuare a farlo.] > ammise chiudendo un istante gli occhi brucianti. < [Aghata ti ha svegliato anche stanotte?] > < [Si, ma non è colpa sua. Lei ha bisogno solo di cure e attenzioni.] > sorrise stanca lei. < [Potevi svegliarmi.] > < [E per cosa?] > domandò Laura accarezzando il viso di Tom. < [Bastiamo io e tua madre.] > disse sicura. < [E poi tra te e Bill non so che ha il sonno più pesante.] > scherzò facendo ridacchiare anche lui. Il rasta rise allegro e si tirò su lasciando alla giovane la possibilità di alzarsi dopo di lui. La giovane molto lentamente si levò dal letto e sbadigliando uscì dalla stanza assieme all' amato e raggiunse la cucina al piano inferiore, sperando in una buona tazza di caffè, che ormai aveva imparato a bere a causa della sua insonnia forzata. < [Ohhh...buon giorno Laura...] > salutò Simone girandosi dai fornelli su cui stava cucinando. < [...Tom...] > < [Buon giorno signora Kaulitz...] > rispose la giovane mordendosi la lingua al ricordo del discorso fatto la notte prima con la suocera. < [C'è un bel caffè forte per me?] > < [Certo.] > annuì la donna servendo nei piattini, posti sul tavolo al centro della stanza, un' abbondante quantità di pane tostato e latte caldo. < [Aghata?] > chiese subito dopo Laura sedendosi al suo, ormai consueto, posto. < [Bill è andato a prenderla dalla culla.] > affermò Simone. < [Penso la preparerà prima di scendere.] > < [Perfetto.] > annuì lei sentendosi già rinvigorita dal denso liquido scuro che le stava scendendo in gola. < [Voi avete già preparato tutto?] > < [Si; ho finito ieri sera.] > < [Sei proprio sicura di voler tornare in Italia?] > domandò titubante la donna. < [Non vedo mia madre da più di un mese e ne sento la mancanza.] > confessò la ragazza. < [Non può venire qui?] > < [No; sarebbe pericoloso e inutile perché sarebbe persa in mezzo a persone di cui non capisce neanche la lingua. E poi...] > continuò lei leggemente triste. < [...visto che i ragazzi devono andare ad Amburgo per lavoro, è un buon momento per tornare in patria prima che partano per nuovi tour.] > La signora Kaulitz assentì e sorrise alla nuora. < [Certo, ma di a tua madre che una vostra visita assieme mi farebbe davvero piacere; dopotutto l 'ho vista a malapena al matrimonio.] > < [Certamente.] > le sorrise in risposta Laura. < [Prometto che la trascinerò qui appena sarà possibile.] >
***
L' aeroporto era stipato di persone oltre ogni dire; forse proprio perché, in quel particolare e torrido periodo dell' anno, tutto il mondo, o quasi, partiva per le vacanze estive in chissà quale paese esotico. Laura si sentiva già accaldata anche se, nella sala dove stava aspettando il suo imbarco, l' aria condizionata era stata messa a palla. L' unico pensiero rinquorante in quel momento era che da quella mattina la piccola Aghata sembrava sprofondata in un profondo sonno e duraturo; per il quale lei gliene era grata vista la fatica e il caldo che l' attanagliavano in quei giorni. Accanto a lei poi, due sulla destra e due sulla sinistra, i quattro membri dei Tokio Hotel le facevano come da bodyguard, osservando il passeggino davanti alla giovane come vogliosi di prendere quella piccola neonata che ci dormiva dentro. < [Allora ci vediamo tra due settimane, ok?] > ricordò per la centesima volta Tom, mentre Laura sbuffava, stanca di sentire quella solfa. < [Si; prometto che sarà qui ad Amburgo per le 12.30 in punto.] > annuì velocemente. < [E se arrivassi alle 12.31 mi fustigherò davanti a te, dopo aver mandato a casa la polizia intenta a cercarmi per paura che io sia stata rapita da dei terroristi assetati di sangue.] > continuò scherzando. < [E se arrivassi alle 12.29?] > la stuzzicò Georg che era seduto accanto al rasta. < [Aspetterò che passi il minuto, mi sembra logico.] > rispose lei facendo ridere tutti tranne Tom. La sala piombò un istante nel silenzio, rotto solo dai brevi annunci della partenza e dell' arrivo dei voli; poi la giovane aguzzò le orecchie e parlò come a voler rompere quel nulla. < [Hanno chiamato il mio.] > disse Laura alzandosi dalla poltroncina in cui era stata seduta, seguita subito dagli altri. Bill prese subito le redini del paseggino e gli altri si avvicinarono a lui per salutare prima la piccola Agatha per poi passare all' amica. Appena fatto, fu il turno di Tom, che si era tenuto leggermente in disparte apsettando il suo momento: il rasta si sporse verso l' interno della carrozzina ed accarezzò il viso addormentato della figlia sorridendola amorevole. < [Ciao amore mio. Fai la brava con la mamma e non dimenticarti di me mi raccomando.] > disse con tono basso e caloroso. Laura si avvicinò a lui sentendo la tristezza di quelle parole e fece segno agli altri di avviarsi con la piccola per poter parlare un ultimo istante col neo-marito. < [Mi dispiace di doverti separare da Aghata, ma non riuscireste a lavorare con lei in mezzo.] > sorrise la giovane come a volerlo confortare. < [Lo so.] > annuì lui consapevole. < [Vedrai che passerà velocemente.] > continuò la ragazza positiva. < [E poi ti chiameremo tutti i giorni e...] > < [Anche tu mi mancherai.] > la bloccò il chitarrista cingendola per la vita. < [Non averti vicino a me e sentire il tuo odore,il tuo corpo, mi farà impazzire.] > sibilò tra i suoi capelli assaporandone il dolce tocco e il delicato profumo. Laura arrossì imbarazzata da quelle parole e strinsse a se l' amato quasi vogliosa di non separarsi da lui. Tom si allontanò di poco dalla ragazza e le prese il viso tra le mani avventandosi sulle labbra della giovane come in un eccesso di passione. Lei mugolò sorpresa e felice di quel gesto e rispose con altrettanto impeto, sentendosi quasi come una donna che lascia il suo marito partire per il fronte. < [...Tom...hanno chiamato di nuovo il mio volo...] > sibilò nella bocca dell' altro la giovane sentendo le labbra dell' altro scendere dalle sue per raggiungere il mento. < [Aspetteranno se ti vogliono.] > rispose il rasta per nulla intenzionato a smettere. < [Io dovrò farlo per due settimane.] > Laura sorrisse lasciandosi andare ai tocchi del chitarrista e pensò che a volte suo marito pareva proprio un giovane con troppo testoterone in corpo. Ma in fondo a lei piaceva.
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Note dell' autrice: Ed eccomi qui col seguito promesso. Spero di riuscire a mandare avanti questa FF, perché le idee non mi mancano, è il tempo più che altro che è tiranno. Alla prossima allora.
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