Tomseidone, NC17-AU-Twincest Not Related-Fantasy-Angst-Character death (ruolo secondario)

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persefone87
view post Posted on 11/4/2015, 01:08




due?? davvero?? allora sarai impegnata il doppio...! si, hai ragione, soprattutto a quell'età bisogna seguirli maggiormente. è un'età critica. sono grandi, ma devono crescere :-D
quanti anni hai, se non sono indiscreta?:-D
comunque passando al capitolo..., finalmente si comincia a percepire l'interesse di tomseidone.
mi preoccupa un pò la pseudo missione di bill
non vedo l'ora ch arrivi il prossimo!
 
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_MoonLight_
view post Posted on 12/4/2015, 14:18




Heey ! Hai una nuova Fan !
Trovo che la tua storia sia davvero molto bella e originale, non ne ho mai lette di simili, e mi piace davvero tanto. Tom versione Dio è qualcosa di magnifico, però sono un po' preoccupata per quello che Bill dovrà affrontare ... Continua presto.
 
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persefone87
view post Posted on 18/6/2015, 23:43




up!! ma non posti più?
 
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view post Posted on 2/10/2015, 19:34
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Big Twincester
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Buonasera a tutti. Si, lo so, sono scomparsa e mi dispiace.
Avevo pensato di riprendere a scrivere a settembre e purtroppo ho avuto da fare con mio figlio. Diciamo che ho scritto molto, ma non ''storielle'', purtroppo. Però nulla di insormontabile. Ora che sembra che le acque si siano placate, cercherò di scrivere il seguito. Scusate la poca disponibilità, ma ho avuto un'altro periodo non troppo tranquillo e quindi difficilmente avevo la testa alle fantasie. Un abbraccio a tutte. E a presto
 
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view post Posted on 28/10/2015, 11:35
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Big Twincester
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Rieccomi gente. ^^
C^è ancora qualcuno interessato?
Ho finto chappy. Ora è in fase di correzione. A presto ;)
 
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persefone87
view post Posted on 1/11/2015, 02:29




ciaoo!!! ogni tanto passo a controllare se ci sono aggiornamenti! stavo perdendo le speranze! XD sono felicissima che abbia deciso di continuare :-)
 
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view post Posted on 9/11/2015, 11:31
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Big Twincester
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Ecco chappy. Grazie alla mia beta Asu!!
Ps: scusate il ritardo.



capitolo 16



Quando Bill aveva parlato dei suoi progetti a sua madre e alle sue sorelle, le aveva lasciate sia sorprese che preoccupate.
Dopo le sue diverse disavventure, erano diventate più apprensive e saperlo in viaggio da solo non era di certo ciò che avrebbero voluto. Bill era stato evasivo sul suo progetto e soprattutto aveva insistito sul fatto che Tomseidone non lo avrebbe accompagnato, questa volta.

Durante la colazione il dio era rimasto in silenzio a tavola. Aveva ascoltato attentamente il pescatore, che parlava di andare a trovare un amico e che sarebbe stato assente almeno per qualche settimana, ma non era riuscito a capire chi fosse e, quando il giovane aveva tagliato corto la discussione per andare nella sua stanza, Tomseidone lo aveva raggiunto.

- Cos'è questa storia?- chiese la divinità, perplessa.
- Non hai sentito?- rispose l'altro seccato.
- Stai mentendo, lo sento.- Tomseidone non aveva mai visto Bill così scontroso con la sua famiglia.
- Cosa c'è, non posso partire in viaggio?- continuò sempre più stizzito l'altro.
-Lasciando la tua famiglia da sola?- il dio aveva difficoltà a riconoscerlo in quell'instante.
- Non lascio la mia famiglia da sola!- si alterò maggiormente il giovane.
-Ah no?-
-No! Chiederò ad un amico di famiglia di aiutarle. Non starò lontano molto tempo. E poi... e poi magari se tu potessi ogni tanto venire a far loro visita...
- Io?- aggrottò le sopracciglia la divinità. Bill voleva proprio tenerlo a distanza.
- Vorrei che ti assicurassi del loro bene durante la mia assenza. Lo so che ti sto chiedendo molto ma..- lasciò la frase in sospeso e abbassò il capo. Si sentiva uno schifo in quel momento. Stava lasciando la sua famiglia solo per un motivo futile ed infantile?
- Posso sapere cosa devi fare? Ti sei alzato stamane con un’ idea fissa e le tue spiegazioni sono state inverosimili.-
- Cosa? Non ho il diritto di allontanarmi di casa?- cambiò espressione in un attimo il giovane. Tomseidone non doveva sapere assolutamente ciò che aveva in realtà in mente.
- Hai detto a tua madre che saresti stato assente per quasi un mese e francamente lasciare la tua famiglia per tutto questo tempo non è da te. Cosa stai nascondendo?- assottigliò lo sguardo il dio, deciso a scoprire la verità.
- Ho bisogno di star solo per qualche giorno va bene? Quindi per cortesia cerca di non seguirmi. Fai giusto in modo che il mare non mi renda il viaggio sgradevole.
-Il mare? Ma dove devi andare!?-
- Trinacria, ti basti sapere solo questo.-
La nave era salpata e Bill stava guardando la sua terra allontanarsi. Era partito senza troppe spiegazioni e si sentiva in colpa per aver lasciato la sua famiglia solo per poter ritrovare le sue sembianze'' umane''. Era vero che tutto ciò poteva risultare puerile ed egoistico ma era anche vero che il pescatore provava dei forti sentimenti per la divinità ed era convinto che quest'ultimo non avrebbe mai potuto prenderlo in considerazione come compagno. Non solo non era immortale come il dio dei mare, in più era inguardabile a causa della cicatrice sul volto. Tomseidone era circondato da creature bellissime e avere lui accanto avrebbe significato un’ offesa alla sua grandezza, alla sua perfezione. Come poteva pretendere di chiedergli di essere il suo compagno se sarebbe stato continuamente beffeggiato e additato per la sua inadeguadezza?

Il solo pensare a ciò che lo attendeva gli faceva desiderare di scomparire dalla faccia della terra. Aveva mentito alle donne della sua vita, aveva mentito al dio dei mari solo per vanità, e peggio ancora mettendo a repentaglio la propria vita. Doveva affrontare Efesto e sperava di trovare un modo ''pacifico'' per ritrovare il suo vero aspetto. Tutto ciò lo fece vergognare, ma sapeva che la posta in gioco era alta. Oramai ciò che provava per la divinità era importante, era più di una cotta, ne era certo, altrimenti...non avrebbe mai affrontato una tale follia.

***



Erano passati tre giorni da quando Bill aveva lasciato Tarifa. Il mare era calmo, il cielo chiaro e il viaggio tutto sommato era stato piacevole fino a quel momento.

Sul ponte si era anche messo a discutere con un marinaio della loro vita, della pesca e del commercio nei porti vicini quando, poco più distante, si intravide una nave che, a guidicare da come il capitano e la sua ciurma si stavano agitando, non annunciava nulla di buono.

-Capitano, credo che sia meglio prepararsi per difenderci!- urlò un uomo che era appostato davanti, all'estremità della nave.
-Non sono romani, ma cartaginesi!-

Il giovane pescatore e tutto l'equipaggio si trovava in pericolo. In quel periodo, sul mare succedevano spesso lotte per impadronirsi dei territori marittimi, e attraversare le acque non era sempre facile.
Il pescatore avrebbe potuto invocare l'aiuto di Tomseidone, ma si constrinse a tacere e a dare piuttosto una mano agli altri marinai che si stavano preparando per lo scontro.

La nave nemica si avvicinò a grande velocità fino ad agganciare la loro. I cartaginesi, senza nessuna negoziazione, gli si buttarono praticamente addosso. Le urla di rabbia e di disperazione si mescolarono al rumore acuto dei colpi di spade. Nessuno voleva cedere e il sangue iniziò a spargersi ovunque.

Il pescatore cercò di difendersi come meglio poteva. Non aveva mai appreso a l’arte del combattimento, ma nel suo corpo scorreva sangue divino, oltre che quello di un re e guerriero.

Schivò un colpo alle sue spalle, e si abbattè su un altro nemico sorprendendolo con uno sgambetto prima di afferrare un pugnale dalla fodera di un uomo oramai morto, per poterglielo conficcare nelle costole.

Lottarono rotolando a terra e il cartaginese malgrado la brutta ferita continuò ad infierire sul giovane, colpendogli il volto con una gomitata, e poi con un pugno, stordendolo.

Bill cercò di schiarirsi la vista. Davanti ai suoi occhi gli uomini cadevano a terra in una pozza rossa e nauseabonda.
Appoggiò a fatica le mani su di una cassa per rialzarsi, il tempo di realizzare che il cartaginese ferito stava alzando il braccio armato per colpirlo a morte. Se non fosse stato per l'intervento di un tentacolo ''familiare''che lo aveva afferrato per gettarlo in mare, sicuramente non sarebbe sopravvissuto a quell'attacco.

Era Tomseidone che lo aveva appena salvato.
I due si fissarono per qualche secondo in una lotta muta di rabbia e paura, prima di veder scomparire il dio nelle acque.

Si era volatilizzato per poi riapparire dall'altro lato della nave e disseminare panico e terrore in mezzo ai nemici, fino a costringerli al ritiro.

***.



Scossi per le perdite umane, i marinai cercarono di riprendere il controllo della situazione. C'era chi ringraziava gli dei per il loro aiuto, chi si occupava di salvare i viveri e il materiale per la navigazione, chi ripuliva il ponte e chi aveva il duro compito di buttare in mare i morti. Bill invece aveva iniziato a cucire le ferite dei compagni, ma non ci volle molto a Tomseidone per manifestarsi.

Temeva quel confronto.

Il pescatore si era sporto dalla nave per raccogliere un pò d'acqua con un secchio quando vide la divinità aggrapparsi alle trave di legno per salire a bordo. Prese una coperta che si trovava su di una cassa per buttargliela addosso. Non sarebbe stato facile giustificare la sua presenza sulla nave agli altri, se poi l’avessero trovato nudo...

Appena il dio fu sul ponte afferrò Bill in malo modo per appartarsi ed evitare lo sguardo degli altri.

-Sei solo un incosciente!- disse il dio fuori di sé.
-Mi dispiace.- rispose a bassa voce, il giovane.
-Avresti potuto fatti ammazzare, te ne rendi conto?- infierì maggiormente l'altro.
Bill lo osservava di sottecchi. Davanti all'imponenza e alla furia di Tomseidone si sentiva minuscolo ed insignificante. Lo aveva reso furioso a tal punto che vedeva tutti i suoi muscoli tremare. Sembrava combattere contro sè stesso, contro il mostro che non aspettava altro che riemergere per dargli una punizione degna di questo nome.
-Mi dispiace.- continuò, evitando di incrociare gli occhi furibondi dell'altro.
Il pescatore aveva avuto una grande paura, le gambe gli tremavano ancora e il ricordo di tutto quel sangue lo avrebbe accompagnato ancora per un pò.
La consapevolezza di ciò che aveva appena affrontato lo stordì e prima che i suoi nervi cedessero del tutto, perse l'equilibrio e cadde tremante sul torace di Tomseidone, che dalla sorpresa prima si irrigidì, ma poi lo strinse a sé.
Per la prima volta Bill buttò alle ortiche il suo orgoglio, accettando la sua presenza, accettando la sua protezione. Per la prima volta il dio ebbe l'impressione di sentirlo più vicino.
-Mi dispiace...- ripeté, ancora e ancora il giovane, prima di trovare il coraggio di guardandolo dritto negli occhi, e posare le sue labbra su quelle della divinità.
 
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persefone87
view post Posted on 11/11/2015, 04:02




per favore continua!! non puoi interrompere le scene così!! sono curiosissima!!!
 
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view post Posted on 25/11/2015, 15:08
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Big Twincester
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Giorno a tutte. non ho avuto il tempo di leggere i commenti e mi dispiace informarvi che sono in una situazione difficilissima. Mio marito è stato licenziato e purtroppo ci dobbiamo rimboccare le maniche il doppio. Ho iniziato a scrivere il chappy, ma per ora mi devo concentrare sulla mia famiglia e quindi non so quando ne verrò a capo...
Ma vi terrò informate.
Grazie e a presto
Lou
 
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persefone87
view post Posted on 22/12/2015, 01:39




mi dispiace tantissimo!! non preoccuparti!
spero risolva presto! ti auguro buone feste! :*
 
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KiraKaulitz_Biersack
view post Posted on 6/6/2017, 11:04




Ciao, la tua storia é bellissima! Spero che superi presto tutti i tuoi problemi e torni ad aggiornare questo capolavoro! :wub:
 
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view post Posted on 25/4/2024, 13:32
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Big Twincester
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CHI NON MUORE...SI RIVEDE. :D

Dunque, non so neanche io come mi sia trovata a scrivere. Forse per nostalgia, forse perché non ho più un lavoro e volevo riempire le giornate. È vero che l'ispirazione è venuta a mancare dopo la perdita di mia madre, ma vedere questa storia lasciata senza una fine mi ha provocato molta tristezza. Non so se sarò in grado di portarla a termine, ma ci proverò, anche se probabilmente nessuno la leggerà.

Non ho chiesto ad Asuchan di correggere, poiché immagino che abbia altro da fare con la sua famiglia, ma spero di non aver commesso troppi errori. Ora ci sono molti strumenti di correzione disponibili. Un grazie a chi leggerà e lascerà un commento




Capitolo 17





-Scusami! - si distaccò rapidamente il pescatore dalle labbra di Tomseidone. Ma cosa gli era passato per la mente? Buttarsi addosso alla divinità era stato un impeto dettato dalla paura appena provata e dal sollievo nel vedere la persona amata, quando pensava che non avrebbe mai più avuto la gioia di rivederlo. Ora che aveva compreso la portata del suo gesto, non sapeva più dove mettersi. Cosa avrebbe detto Tomseidone? Si era ritratto talmente velocemente, quasi a cadere, che il dio dei mari lo aveva afferrato per i fianchi per trattenerlo.
-Dove scappi? - disse Tomseidone, scuotendo il capo con un'espressione tra il divertito e l'irritato.
Ecco! Ora lo avrebbe di nuovo ridicolizzato buttandogli in faccia una delle sue battutine, e Bill in quel momento non l’avrebbe accettata. Si era innamorato di quel dio, e se quest'ultimo lo avesse deriso sarebbe stata la fine del suo cuore.
-No...non sto scappando...- si agitò, guardando intorno con l'intento di una via di fuga.
-Hanno bisogno di me, devo andare...- continuò rosso in volto, mentre Tomseidone allungò la sua mano per accarezzargli la guancia bruciata.
-Lo sai non c’è bisogno del bacetto per ringraziarmi. Non sentirti obbligato. – disse la divinità mentre Bill aggrottava le sopracciglia.
-Sei uno dei ragazzini che ho visto nascere, ho accudito, ho sorvegliato… - il pescatore sgranò gli occhi, interrogandosi sul significato di quelle parole?
-È normale, se sei in pericolo, devo proteggerti. È una promessa che ho fatto a tua nonna. – continuò Tomseidone, posando la mano sul capo del giovane e scompigliandogli i capelli, compiaciuto. Il giovane però rimase sbigottito e finì per spalancare la bocca. Non era più un bambino!
-Non devi più proteggermi! – disse stizzito, cacciando in malo modo la mano della divinità dalla sua testa. Il pescatore si sentì tremare, offeso. Non voleva essere solo uno dei ragazzini che la divinità aveva visto crescere. Voleva essere il suo ragazzo, uomo, compagno. Insomma suo e basta!
-Oramai La mia identità non è più segreta, e ho fatto un patto con Efesto. Dovrebbe stare alla larga, quindi non ho bisogno di nessuna protezione, men che meno della tua! - puntualizzò con tono aspro, mentre il dio fece un passo indietro per guardalo dritto negli occhi. Perché tanta irruenza?
-Vedi che nel mondo c’è gente 'brutta' in giro. – disse Tomseidone scuotendo i lunghi tentacoli, contrariato da quel comportamento.
-Tu sei troppo fragile…e-
- Basta! Non sei mio padre! – replicò Bill sentendo le sue parole diventare sempre più dure e sprezzanti. Si, lo sapeva benissimo perché stava reagendo così male. A lui 'Tom' piaceva tanto, anzi provava un sentimento che cresceva sempre di più. Si sentiva già profondamente inadeguato, soprattutto con lo sfregio che aveva sul volto. E se la divinità lo trattava come un bambino di dieci anni, era ancora peggio.
-Se ho bisogno che qualcuno vegli su di me, chiederò direttamente ad Afrodite. - continuò assottigliando gli occhi il giovane.
Quindi, gli ostacoli per stare accanto ad un dio stavano aumentando a dismisura. Bill sapeva che non ci si poteva innamorare di un essere così potente, ma nel suo cuore sperava di essere ricambiato un giorno. Non era raro che gli dei dell’Olimpo avessero una storia con gli umani, e il pescatore aveva intrapreso quel viaggio proprio perché pensava che il suo viso deturpato, non sarebbe stato all’altezza di tanta magnificenza; infatti Tomseidone incarnava la perfezione in persona. Bill si sentiva penalizzato dalla propria giovane età di fronte a quell’essere con la sua vasta esperienza di vita e dalla consapevolezza della propria mortalità, che lo avrebbe inevitabilmente allontanato dal suo 'protettore'.
Maledizione! Doveva prendere assolutamente le redini della sua vita, diventare forte e libero, dimostrare a sé stesso e alla vita che non aveva bisogno di una balia. Fino ad ora c’era sempre stato qualcuno a vegliare sulla sua incolumità. Ma voleva dimostrare che poteva essere un giovane uomo, oltre che leale, anche forte. Voleva che 'Tom' fosse fiero dell’uomo che sarebbe diventato, affrontando da solo quel viaggio non scontato e facile. Ma non era necessario che 'Tom' lo sapesse. Doveva mettere le cose in chiaro, senza destare sospetti, anche se probabilmente non sarebbe piaciuto affatto alla divinità!
- Stammi alla larga! - asserrò deciso il giovane, cercando di spingerlo fuori dalla barca, con pochi risultati. Non sarebbe stato facile quando avevi di fronte un essere potente, poco disposto ad ascoltare le proprie proteste.
- Te ne devi andare e soprattutto non devi seguirmi. Te lo proibisco! - disse il moro cercando di convincerlo.
- Ti prego…- poi si addolcì il pescatore posando una mano sul braccio forte dell’altro.
- Ti prego, ho bisogno che tu vegli sulla mia famiglia, io tornerò tra qualche settimana, promesso.
Tomseidone guardò la mano del moro e poi incrociò i suoi occhi dove si soffermò per lunghi minuti.
- Starai attento? - chiese la divinità con tono serio.
- Si. - rispose il pescatore.
- Va bene. - aggiunse il dio dei mari, prima di avvicinarsi al ragazzo e stringerselo addosso.
Bill si lasciò avvolgere dal calore e dalle braccia vigorose della divinità, cercando di non pensare alla nudità dell’altro che si celava appena sotto la coperta. Aveva un buon profumo e la sua stretta era rassicurante. Avrebbe voluto rimanere così per sempre, ma dovette allontanarlo a malincuore. Qualcuno si stava avvicinando nell’angolo dove si erano appartati e Tomseidone non doveva essere visto.
- Chiama se hai bisogno. - decise di lasciarlo andare. La divinità gettò la coperta a terra rivelando quel corpo scolpito, poderoso, sublime e tanti altri aggettivi che in quel momento affollavano la testa del giovane.
Si voltò dandogli le spalle e Bill trattenne un gemito, Tanto era la bellezza davanti ai suoi occhi. Con agilità vide Tomseidone tuffarsi nel suo mondo, nelle profonde acque dalle varie sfumature del blu.
Bill prese un respiro profondo come se in quei pochi minuti fosse rimasto in apnea.

La nave attraccò a Trinacria e Bill rimase sorpreso di fronte alla vista che si presentava davanti a lui. Il porto, in tutta la sua antica magnificenza, emanava un'atmosfera vibrante e carica di vita. I colori brillanti delle imbarcazioni, dipinte con motivi intrecciati e vivaci, danzavano sulle acque scintillanti del Mediterraneo.
L'aria era impregnata di una miscela di odori esotici: il profumo pungente del pesce fresco proveniente dai banchi dei pescatori, il dolce aroma delle spezie provenienti dalle navi mercantili che affollavano il molo.
I mercanti, provenienti da terre lontane, si affollavano lungo il molo, urlando i loro prezzi e barattando merci di ogni genere. Le loro voci si fondevano in un coro animato, creando una cacofonia di suoni che riempiva l'aria. I loro banchi erano stracolmi di mercanzie esotiche: tessuti preziosi, spezie rare, gioielli scintillanti e oggetti d'arte di terra cotta o forgiati nel ferro.
Bill si sentiva sopraffatto dalla vivacità e dalla bellezza del porto di Trinacria. Avanzò curioso, ma sapeva di dover trovare al più presto un cavallo e una guida per raggiungere i piedi dell'Etna, dove avrebbe proseguire a piedi. Entrò in fine giornata in una taberna e si trovò di fronte a Serbu, il locandiere, sperando di ottenere informazioni utili.
– Buongiorno, può aiutarmi? - chiese Bill con un sorriso educato.
- Avrei bisogno di un cavallo e di una guida per arrivare alla montagna di fuoco. –
Serbu si girò lentamente, scrutando Bill con un'aria sospettosa.
- Il posto è pericoloso, giovane viaggiatore. - avvertì.
- Li abita un dio molto potente e irascibile, e nessuno può introdursi nella sua dimora senza rischiare la propria vita. - Bill annuì con serietà.
- Sono consapevole dei rischi, ma devo andare. Conosce qualcuno che possa farmi da guida. - Serbu si grattò il mento, riflettendo.
- Conosco un uomo coraggioso che potrebbe accompagnarti. – continuò mentre riponeva un bicchiere in un armadietto.
- Ma ti avverto, non sarà una passeggiata. Dovrai essere pronto a tutto. – aggiunse, con voce preoccupato. Il ragazzetto era in cerca di guai pensò il locandiere.
- Lo sono. - rispose Bill con fermezza.
- Dove posso trovarlo? – chiese il giovane, senza giri di parole.
Il locandiere indicò una figura misteriosa seduta al tavolo più lontano.
- Quell'uomo laggiù, si chiama Lysander. È un esploratore con una conoscenza profonda di questi territori. Viene da lontano, ma sono anni che ha deciso di stabilirsi in questo piccolo porto. Parla con lui, ma fai attenzione alle parole che scegli. Non è uomo da prendere alla leggera. –
Bill annuì con il capo e ringraziò prima di avvicinarsi a quel tizio.
Lysander era seduto al tavolo, avvolto da un'atmosfera di mistero, con un bicchiere di vino nella mano. Il suo abbigliamento era elegante e austero: indossava una tunica di cotone scura, ricamata con motivi intricati che sembravano richiamare antichi simboli. Un mantello di colore nero scendeva dalle sue spalle. I suoi capelli erano corti, brizzolati e perfettamente pettinati, mentre il suo sguardo di ghiaccio, era penetrante e scrutatore, sembrava attraversare l'anima di chiunque lo incontrasse. Quando alzò lo sguardo verso Bill, lo fece con una lentezza deliberata, come se volesse sondare ogni singolo dettaglio del pescatore, dal capo ai piedi. Bill si sentì seccato di fronte a quell'osservazione intensa e persistente.
Quell'uomo lo intimoriva, ma Bill non aveva nessuna intenzione di arretrare. Si avvicinò allo straniero, cercando di cacciare quell’inquietudine.
- Posso farti una domanda? – chiese il ragazzo, senza preamboli.
- Sentiamo...- rispose lo straniero, incuriosito dalla figura esile di Bill. Non sembrava destinato a durare molto in un ambiente così ruvido, specialmente a quell'ora tarda.
- Cosa può mai desiderare un passerotto come te? - continuò sarcastico, divertendosi visibilmente, lo straniero.
Bill dovette trattenere a stento la sua irritazione. Chi era quel tizio per parlargli in quel modo? Strinse i denti.
- Puoi guidarmi fino ai piedi della montagna di fuoco? – chiese il ragazzo cercando di mantenere la calma.
L’uomo sbuffò rumorosamente e posò le gambe sul tavolo senza dire una parola. I minuti sembravano trascorrere interminabilmente, mentre Bill lottava per non mandarlo a quel paese.
-Allora? – insistette spazientito, il giovane.
- Mah… non saprei…potresti finire male…- disse Lysander, sogghignando con il capo chino.
Bill non poté far a meno di esplodere, sbattendoci le mani sul tavolo, con rabbia.
- Che ti importa se finisco male? Non ti sto chiedendo di difendermi?? Ti sto solo chiedendo di mostrarmi la strada! – gridò, sporgendosi verso l’uomo con il viso infuocato.
Lysander, con calma, si alzò dalla sedia e si avvicinò al volto di Bill, apparentemente indifferente allo sfregio che lo segnava. Il suo alito caldo fece indietreggiare il ragazzo.
Era troppo vicino! Ed era anche un bel vedere, dovette ammettere, il pescatore.
- Passerotto, se non ti dai una calmata, col cazzo ti accompagno alla montagna. – ridacchiò l’uomo.
- Trova un cavallo e se non hai i denari, fai in natura? - Bill lo guardò sbigottito. In che senso?
-Saranno quindici denari. – continuò, scrutando attentamente il giovane.
- Avrai il tuo denaro! - rispose Bill prontamente, rifiutandosi categoricamente dall'accettare qualsiasi altra proposta...
Mai e poi mai ci sarebbe andato a letto con quello lì!
- Allora ci vediamo qui tra sette giorni. – lo straniero poggiò tre denari sul tavolo prima di andare via chiudendo la porta della taberna.
-Hai una stanza disponibile? - Bill chiese infine al locandiere.
-Sì, sali. È la seconda a destra.- rispose Serbu, scuotendo il capo con un'espressione preoccupata, consapevole del guaio in cui il ragazzo stava per cacciarsi. Ma a giudicare dalla cicatrice sul volto del giovane, sembrava che fosse abituato a inseguire guai.
 
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view post Posted on 30/4/2024, 11:32
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Big Twincester
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Continuo ad aggiornare. C'é nessuno? :D


Capitolo 18



Bill aveva trascorso l’ultima settimana a lavorare sul molo, aiutando sia i marinari a riparare le vele, che i pescivendoli con la loro merce. Doveva racimolare i quindici denari per lo straniero che gli sarebbe servito da guida. Aveva faticato duramente per tutto il tempo. Pur avendo un aspetto gracile, il pesca-tore era sempre stato un grande lavoratore; non si era mai tirato indietro davanti un compito impegna-tivo, sin dai tempi in cui collaborava per la pesca con il padre adottivo.
Certo, in quel momento, avrebbe preferito ereditare la forza di un guerriero dal padre mezzo divino. Probabilmente sarebbe stato più utile se avesse incontrato qualche pericolo durante il suo viaggio verso la montagna di fuoco, anche se qualche accenno l’aveva notato durante l’attacco dei cartaginesi.
Continuava a sistemare una rete da pesca quando una donna gli si avvicinò curiosa.
- Sei molto abile con le tue mani, ragazzo. – disse lei attirando la sua attenzione.
- La ringrazio signora. – Bill alzò il volto per guardarla e fu stupito di trovarsi Afrodite di fronte.
Indossava una tunica semplice, senza manica, di colore azzurro con una scollatura profonda, e sulle spalle e il capo aveva una stola dorata. I capelli erano intrecciati e raccolti in un’acconciatura bassa. Ai piedi portava dei sandali di cuoio. Il suo viso era etereo, la pelle chiara, gli occhi a mandorla, il naso fine, gli zigomi leggermente pronunciati e una bocca piena e rosea che in quel momento gli stava sorri-dendo affabile.
Il pescatore si rese conto di quanto la dea, sua nonna, fosse a dir poco surreale. Le donne della sua vita erano molto belle, ma gli dei così come alcune creature del mare come Syril e Sylvidra, avevano qualco-sa di speciale e di inarrivabile. Si meravigliò nel fermarsi ad osservare tutti quei dettagli.
Forse perché il pescatore nelle ultime settimane non aveva occhi che per uno solo?
Si potrebbe pensare che gli dei fossero tutti belli da togliere il fiato, ma non era così. Efesto, ad esem-pio, sebbene avesse un fisico muscoloso, aveva un viso deformato con una mascella pronunciata e larga, era rude, con una barba lunga di qualche centimetro che copriva gran parte del suo viso, soprac-ciglia folte e occhi grandi, sporgenti e minacciosi. Bill scosse il capo per un secondo per tornare alla realtà: cosa ci faceva la dea in quel posto? Mica l’aveva chiamata?
- Afrodite? – chiese il giovane sottovoce per non attirare l’attenzione della gente.
- Nonna… - rispose lei con lo stesso tono, complice.
- Come mai sei qui? Spero che non sia per me? Sto benissimo! - si affrettò a precisare, Bill.
- Lo vedo e ne sono contenta. – rispose con un sorriso dolce.
In realtà la presenza di Afrodite non era una coincidenza. Era andata a trovare Tomseidone ad Atlantis sperando di avere notizie del nipote ma si era sorpresa nel vedere che quest’ultimo l’avesse lasciato da solo su sua richiesta.
La dea sapeva quello che Efesto aveva fatto e sapeva anche che il pescatore non aveva esitato a sacri-ficare la sua bellezza, per la sicurezza e la serenità della famiglia.
La divinità era rimasta sconcertata. Il giovane pescatore, sebbene incosciente, era estremamente sedu-cente. Il suo viso ovale delicato, la pelle candida, gli occhi color nocciola simili a quelli di un cerbiatto, il naso e la bocca perfettamente disegnati sembrava essere stati plasmati da Zeus in persona, per la per-fezione. In fondo, Bill gli assomigliava molto, motivo per cui molti dei dell’Olimpo, soprattutto Efesto lo invidiavano.

Ad Afrodite si stringeva il cuore nel vedere come il dio del fuoco aveva violato il viso dell’amato nipote. Cercò di rimanere lucida, anche perché, ad Atlantis, già la tensione era palpabile quando Ares li raggiun-se. Era andato su tutte le furie quando aveva scoperto ciò che Bill aveva subito. Infierì prima su Tomse-idone, ritenendolo responsabile dell’accaduto e peggio ancora lo accusò della sua inefficacia, anche per suo figlio Niord. Afrodite dovette mettersi in mezzo ai due, perché la sofferenza dell’amante, gli offuscava la mente. Ares era il dio della guerra, era giovane, bello, possente ma non all’altezza di Tom-seidone e questo lo sapeva la dea. Non poteva permettere che il loro rapporto si incrinasse. In fondo per anni avevano collaborato per proteggere Niord e Bill.
Ora la dea si trovava di fronte al pescatore proprio perché, dopo quella discussione, si erano concordati che, se il giovane non avesse voluto la loro presenza continua alle spalle, in qualche modo doveva esse-re protetto. E quindi il nonno del giovane propose di fornirgli due delle sue armi: lo scudo e la spada.
Afrodite sapeva che il giovane avrebbe rifiutato di indossarli. Bill non era un guerriero ma un semplice pescatore. Per cui trovarono il modo di rimpicciolirli, per poter stare in un sacchetto alla cintura.
Se un giorno il ragazzo fosse stato in pericolo, bastava prenderli in mano per difendersi, avrebbero ri-preso la loro sembianza originale e, con i suoi geni divini nel sangue, al contatto di questi oggetti, sa-rebbe stato quasi invincibile.
-Nonna? Vuoi spiegarmi la tua presenza? Tom…Tomseidone è qui? – chiese titubante il giovane.
- No. Sono da sola. – rispose lei, con calma.
La dea gli intimò di seguirla per appartarsi in un angolo e una volta trovata la giusta intimità, gli raccon-tò dell’accaduto ad Atlantis e della preoccupazione che aveva la sua famiglia sia umana che divina. Por-se gli oggetti nel sacchetto insistendo nel tenerli sempre con sé.
Il pescatore all’inizio aveva rifiutato categoricamente, ma Afrodite lo aveva convinto: o accettava quel ‘’regalo’’ o si sarebbe trovato addosso sia Tomseidone che Ares. Bill accettò a malincuore, ma doveva a tutti i costi tenere a distanza il dio dei mari. Se solo sapesse quello che aveva progettato, molto proba-bilmente si sarebbe opposto.
- Com…come sta? - chiese titubante il ragazzo, all’improvviso.
- Chi? – rispose fintamente, la nonna. Sapeva perfettamente di chi parlava suo nipote. Lo aveva osser-vato anche lei da settimane e contrariamente al suo amico ’Tom’, aveva colto il sentimento del nipote e lo sguardo che gli rivolgeva, ogni volta che il dio dei mari gli voltava le spalle e sorrise tra sé e sé.
- Tom? - aggiunse con un sorrisino alle labbra.
- Euhm.. sì… - Bill stava aggrovigliando la rete da pesca senza rendersene conto. Era passata quasi una settimana da quando lo aveva visto, ma gli mancava da morire.
- Sta benone. In questi giorni è tornato ad Atlantis. – disse la dea in confidenza.
- Aveva bisogno della sua casa. –
I suoi sudditi avevano richiesto la sua presenza.
- Stare dietro ad un ‘piccolo’ umano è stato impegnativo e purtroppo ha lasciato tante cose in sospeso, quando ha vissuto con te e la tua famiglia. - disse Afrodite stuzzicandolo con quel nomignolo.
- Oh... mi dispiace. – certo che gli dispiaceva a Bill. Quel ‘piccolo’ gli aveva colpito il petto con forza riportandolo per l’ennesima volta alla realtà. Lui non era nessuno! Un semplice e ‘piccolo’ esserino in mezzo all’umanità. L’ennesima pedina della scacchiera divina.
Bill immaginava che gli dei sull’Olimpo si divertissero a piazzare gli umani in determinate situazioni, co-me se fossero piccole statuine da inserire in paesaggi, come in montagna, sul mare, nel deserto, buttar-li in alcuni frangenti di vita, come l’amore, le guerre come se giocassero davanti ad una scacchiera uno contro l’altro. I potenti si sfidavano così tra loro solo per dilettarsi da strategie fuori luogo. Lui era stato una pedina per tutto quel tempo? Il giovane abbassò il volto, scoraggiato.
- Tesoro, ho pensato…hai un posto dove dormire? Hai un cavallo per spostarti? Hai bisogno di denaro? – aggiunse la divinità, amorevolmente.
Il pescatore stava per scuotere il capo, per dire di no, ma ci pensò un attimo. Magari un cavallo...
Bill e la sua famiglia avevano due cavalli, ma erano destinati ad arare il terreno. Erano alti, robusti, ed ingombranti per muoversi nelle vie strette dei villaggi e poco veloci per viaggiare. Quindi per qualche minuto fissò a terra, riflettendo, finché alla fine decise di annuire e accettare un consiglio, poiché non sapeva esattamente quale razza sarebbe stata più adatta ai suoi progetti.
- Nonna, io…io avrei bisogno di un cavallo, ma ho pochi denari per comprarne uno. Invece per la stanza, il cibo posso cavarmela da solo. Lavoro sai? – Il giovane ci tenne a mettere le cose in chiaro.
- La divinità gli sorrise, e batté le mani soddisfatta… Ho già in mente quale sarà. – Afrodite gli prese la mano per addentrarsi nel villaggio, fino ad una stalla. Chiamò il maniscalco e quest’ultimo li portò den-tro la scuderia per mostrargli il cavallo che correva all’interno del recinto.
Il pescatore sgranò gli occhi: davanti a lui vide emergeva una figura imponente. Uno stallone con un manto nero, lucido come la seta, maestoso e fiero, con la criniera corvina che si agitava al vento come una cascata di notte. I primi passi furono eleganti e ritmati, poi fece un salto e iniziò a galoppare con una forza vigorosa, come il battito di un tamburo. Era bello e impetuoso. Quando lo vide avvicinarsi, Bill all’inizio indietreggiò; non voleva spaventarlo a causa del suo viso sfigurato. Ma invece lo stallone avvi-cinò il muso alla sua mano cercando quel contatto e il giovane si emozionò. L'aura che lo circondava era avvolta di mistero, come se fosse una creatura nata dalle leggende e destinata a danzare tra le stelle. Lo stallone aveva deciso di concedergli la sua fiducia, lo stava fissando, docile e il ragazzo allun-gò la mano per accarezzargli il capo.
- Lo chiamerò Nyx. – disse il giovane, guardando la divinità con gratitudine. Era felice. Nessuno gli ave-va fatto un regalo così bello.
- Ora vado, Bill. Ricorda la nonna ti ama tanto. – con queste parole gli posò un bacio sulla fronte, e poi pagò il maniscalco, con una moneta d’oro per l’animale.
- Non esitare, a usare le armi se necessario, e soprattutto evita i guai. -
Purtroppo i guai sarebbero arrivati, eccome!
 
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